Huawei P10

4 GB meno di 32 GB 3200mAh 12MpX 5.1" Huawei - Kirin 960
La ammiraglia da 5,1 pollici rinnova il design e migliora la fotocamera. Le prestazioni sono all'altezza dei primi della classe.

È l’atto finale di una trilogia e l’inizio della seconda vita di Huawei. Dopo P8 e P9, il lancio del P10 segna un capitolo fondamentale dello sviluppo di questo progetto dell’azienda cinese: il 2015 era stato l’anno della svolta, con uno smartphone che per la prima volta puntava a giocare ad armi pari (senza riuscirci fino in fondo, dobbiamo dire col senno di poi) con la concorrenza della fascia alta; nel 2016, col P9, Huawei aveva rilanciato e aveva anche dettato il ritmo a tutti con le novità in fatto di fotografia e la partnership con Leica. Il 2017 è l’anno di P10 e P10 Plus, e ci sono tre fattori che finalmente convergono tutti assieme per creare un mix di successo.

Partiamo prima, però, dalla confezione di vendita. Si fa un ulteriore passo in avanti in termini di costruzione ed estetica, con un colore che ormai pare stabilizzarsi sul bianco (nera rimane quella della linea Mate, l’altra ammiraglia di casa) e l’ormai irrinunciabile logo Leica che testimonia la partnership con l’azienda storica della fotografia professionale. Più ricco il corredo di quest’anno: oltre agli auricolari c’è anche il nuovo alimentatore SuperCharge che è davvero molto comodo, visto che ricarica la batteria in tempi molto brevi. Non manca la manualistica, la graffetta/pin per estrarre la SIM, e una pellicola già applicata sul display per difenderlo dai graffi. Il cavo USB ha il connettore type-C.

Del P10 Plus ci occuperemo più avanti, per ora concentriamoci sul P10: tre colori in vendita in Italia, Prestige Gold, Graphite Black e Mystic Silver. Il trattamento della finitura posteriore ha goduto di un’ulteriore evoluzione quest’anno, la finitura è più “opaca” di quanto non fosse in passato, e il risultato è ottimo: tra l’altro, in fase di presentazione Huawei ha anche sostenuto che si tratta di un tipo di colorazione decisamente più durevole, che dovrebbe insomma invecchiare meglio anche se chi sceglie un P10 decide di non usare alcuna cover.

Sul piano del design quest’anno si fa un salto in avanti: si tratta di uno dei tre fattori che abbiamo citato per quanto riguarda lo sforzo di Huawei con questo P10, e sebbene il design ricordi (abbastanza) quello di un iPhone mantiene i suoi caratteri di originalità ed è davvero ben riuscito. Per la linea P l’azienda cinese ha ormai stabilito dei canoni da rispettare nel corso della progettazione: la fotocamera posteriore ha una cornice di vetro, le griglie dell’altoparlante hanno una certa forma e disposizione, il pulsante di accensione ha una certa forma e certe finiture. C’è un linguaggio comune che accomuna il progetto dello scorso anno con questo, anche se va ribadito che il P10 lo porta a completa maturazione.

Non cambiano i materiali con cui il P10 è costruito, ma cambia parecchio la lavorazione: la definizione ufficiale è “iperdiamantata”, in pratica il processo di finitura prevede una trama sottilissima sul posteriore che è decisamente meno scivoloso che in passato e più omogeneo al tatto, anche se accumula qualche segno in più quando si passano le dita. Ma sono soprattutto i colori a fare la differenza: oltre ai tre citati, saranno prossimamente disponibili anche due edizioni speciali realizzate in collaborazione con Pantone, un blu profondo e un verde brillante che sono davvero originali (e molto belli dal vivo, come abbiamo avuto modo di constatare al Mobile World Congress).

Le misure (145,3×69,3 millimetri, spessore pari a 6,98mm e 145 grammi di peso) non sono molto diverse da quelle del P9, ma cambia parecchio la sagoma: il P10 è decisamente più arrotondato ai bordi, più bello da vedere ma soprattutto più comodo da impugnare per usarlo come smartphone o chiamare quando serve un telefono. Le cornici sono ridotte al minimo, la diagonale dello schermo da 5,1 pollici consente l’utilizzo con una mano a chi ha le dita più lunghe (per noi comuni mortali ci sono sempre le gesture software per ottimizzarne l’uso).

Come dicevamo, ormai ci sono delle linee guida irrinunciabili per il design della linea P: come la cornice in vetro per la fotocamera posteriore che occupa tutta la larghezza del terminale, introdotta con il P8 e rimasta quasi inalterata se si fa eccezione per la scritta “LEICA” che campeggia da ormai un anno a questa parte. La lente montata sulla doppia fotocamera è la stessa dello scorso anno, la Summarit f/2,2 (sul P10 Plus è cambiata, ci torneremo quando avremo testato a fondo anche quello smartphone), e accanto ci sono doppio flash LED e il sensore per la messa a fuoco laser. Niente altro sul posteriore, non c’è il lettore di impronte digitali: è una delle novità di quest’anno, visto che migra sull’anteriore e acquisisce nuove funzioni.

Il frontale del P10 è un po’ cambiato quest’anno: l’ampia cornice inferiore che giaceva lì inutilizzata da un paio d’anni ora è occupata da un lettore di impronte che è anche un tasto capacitivo con tanto di gesture. Huawei sceglie di sfruttarlo per trasformarlo in un componente dell’interfaccia, visto che a seconda di come lo si preme o lo si sfiora svolge compiti diversi: ci si appoggia il dito per sbloccare il terminale con il polpastrello, che viene riconosciuto al solito istantaneamente (ormai Huawei non ci sorprende più da questo punto di vista), un tocco rapido riporta alla schermata precedente, un tocco prolungato alla home, uno swype a destra o a sinistra invece apre l’interfaccia multitasking che permette anche di affiancare più di un’app sullo schermo contemporaneamente. In alto c’è la fotocamera da 8 megapixel con lente Leica f/1,9, che quest’anno ha l’autofocus anche su P10 e non solo sul Plus, e LED di notifica RGB.

Non ci sono cambiamenti di rilievo sui fianchi: sopra c’è il microfono secondario, sotto il microfono principale e l’altoparlante di sistema con in mezzo la porta USB type-C, sulla sinistra il vassoio per SIM e microSD, sulla destra il pulsante di accensione e quelli per la regolazione del volume. Altro dettaglio che quest’anno passa dal Plus al P10 è la doppia colorazione del pulsante di accensione, con il profilo colorato e la finitura zigrinata: un dettaglio che è più un vezzo che altro, ma che contribuisce al design generale.

Sotto il cofano ci sono un paio di novità, ma non inedite: il processore scelto da Huawei è l’HiSilicon Kirin 960, che abbiamo già avuto modo di provare e apprezzare nel Mate 9, e che si conferma un ottimo processore anche sul P10 grazie anche alla GPU Mali-G71 e i 4GB di RAM montati (64GB lo storage). La maturazione anche di questo elemento è ormai completa, il Kirin 960 comprende un coprocessore per il movimento e un ISP dedicato alle fotocamere: i consumi grazie a questi accorgimenti sono ottimizzati e la potenza a disposizione sempre adeguata, permettendo a Huawei di competere ormai spalla a spalla con Qualcomm e Samsung per quanto attiene le performance complessive. Questo è il secondo fattore dell’equazione, e ci pare di poter affermare che ormai Kirin è un prodotto che non fa rimpiangere mai altre soluzioni.

Niente AMOLED per nessuno quest’anno, e per il P10 non cambia poi molto: resta uno schermo IPS FullHD quello montato su questo terminale, ma rispetto allo scorso anno c’è un aumento significativo della luminosità massima e del contrasto, a tutto vantaggio della leggibilità all’esterno in piena luce. Abbandonato l’esperimento press touch che non ha cambiato la vita a nessuno, checché se ne dica, il P10 monta un vetro Gorilla Glass sullo schermo con praticamente spazio zero tra i due: ciò significa che il risultato è esteticamente più appagante, e dobbiamo dire che i 432ppi di densità per i pixel sono estremamente godibili da tutte le angolazioni.

Connettività di alto livello per il P10: doppia antenna per il WiFi con configurazioe 2×2 MIMO che supporta fino allo standard 802.11ac sia a 2,4 che a 5GHz, il modem della parte LTE è lo stesso montato dal Mate 9 e raggiunge la Cat.12 con velocità di download fino a 600Mbps e anch’esso sfrutta un sistema a doppia antenna. Con un ampio supporto alle bande 4G anche il P10 è di fatto un world-phone, e l’azienda cinese dice di aver migliorato ulteriormente il sistema di aggancio alle reti in roaming con opportuni accorgimenti software.

Ancora per quanto attiene la connettività, da segnalare l’NFC e il Bluetooth 4.2, ma anche il supporto a GPS, Beidou, Glonass e pure la nuova rete europea Galileo per la geolocalizzazione del terminale. Un altro lavoro di integrazione software è stato portato avanti nel corso dello sviluppo per abbinare i dati del satellite con le misurazioni effettuate dai sensori di bordo (giroscopio, magnetometro ecc): in questo caso l’obiettivo è di rendere più preciso e affidabile il tracciamento della posizione, che si stia seguendo un percorso a piedi o in macchina, e dobbiamo dire che effettivamente nel corso della prova abbiamo notato un comportamento decisamente più lineare di questo smartphone rispetto ad altri.

C’è un particolare dell’allestimento hardware del P10 che vale la pena citare: la ricarica SuperCharge, sviluppata da Huawei appositamente per i propri smartphone di punta (a oggi Mate 9 e questo P10), è probabilmente il sistema di ricarica più rapido che ci sia stato dato occasione di provare fino a oggi. Mezz’ora attaccati alla presa significa ore e ore di autonomia in più, si riesce tranquillamente a riempire per più di metà la batteria integrata da 3.200mAh: è un dettaglio non da poco per tenere testa alle tantissime ore di schermo acceso e le tantissime notifiche che si riversano sullo smartphone da social ed email ogni giorno.
La prova su strada del P10 non riserva particolari sorprese. Il telefono è equipaggiato con Android 7.0 Nougat e l’interfaccia EMUI, aggiornata da Huawei in questo caso alla versione 5.1 con un generale miglioramento delle funzionalità (e il ritorno, atteso e desiderato, della ricerca universale sparita inspiegabilmente nella versione 5.0). Valgono le stesse considerazioni fatte con il Mate 9: l’EMUI è una interfaccia matura e funzionale, fluida nel suo funzionamento e razionale anche per quanto attiene le impostazioni di sistema. Per chi lo preferisce, inoltre, c’è la possibilità di attivare il drawer per le app e avvicinarsi all’interfaccia standard di Android. Oltre ai dettagli estetici, anche il P10 sfrutta un sistema di ottimizzazione che lavora dietro le quinte e basato sull’utilizzo stesso del terminale, che migliora nel tempo le performance mantenendo ordinato lo storage interno.

La decisione di montare 4GB di RAM assieme al Kirin 960 ci aveva già ben impressionato sul Mate 9, e ancora non possiamo che ripetere le stesse considerazioni fatte in quell’occasione: si naviga con Chrome, si consulta la posta, si compulsano i social, si possono effettuare tutte le operazioni che si compiono ogni giorno con uno smartphone senza avvertire rallentamenti di sorta. Vedremo se col P10 Plus, che monta uno schermo con risoluzione 2K, cambierà qualcosa: ma viste le premesse siamo piuttosto sicuri che resterà un ottimo terminale anche in quel caso, la potenza della GPU montata è più che adeguata.

La connettività e la qualità delle chiamate sono di ottimo livello: molto bene i microfoni e la capsula auricolare, con un sistema di cancellazione del rumore ambientale sempre efficace. L’altoparlante di sistema ci è parso di ottimo livello, anche se difetta un po’ di bassi (complice probabilmente la taglia del telefono): ma non ci sono problemi per le chiamate in vivavoce anche in auto, anzi chi era dall’altra parte della telefonata è rimasto sempre soddisfatto della qualità della conversazione.

Sul lettore di impronte, che cambia posizione, non possiamo che spendere complimenti: Huawei cambia tecnologia, ma non cambia in precisione e velocità di riconoscimento delle dita. Abbiamo già detto che si può usare il lettore di impronte con tre diverse gesture che emulano i tasti software dell’interfaccia Android, ed è anche possibile eliminare questi ultimi dallo schermo per guardagnare spazio utile nell’interfaccia delle app. C’è solo un appunto che si può muovere a Huawei con questa decisione di spostare il lettore di impronte: di certo la posizione scelta sfrutta al meglio la superfice frontale dello smartphone, ma toglierlo dal posteriore ha costretto anche a eliminare la gesture che permetteva (sfriorando il sensore dall’alto verso il basso) di richiamare la tendina delle notifiche e dei quick toogle. Era una gesture davvero comoda: non si può avere tutto dalla vita, vedremo se questa posizione per il lettore delle impronte sarà definitiva e verrà confermata anche nei prossimi terminali.

Anche dello schermo abbiamo già accennato, e la luminosità massima pari a 450nit si vede tutta quando ci si trova all’aperto: restituisce i colori in maniera molto naturale, siamo rimasti molto soddisfatti dalla taratura di questo pannello IPS, e si può guardare comodamente video di qualsiasi risoluzione su questo schermo senza rallentamenti e con un audio comunque corposo garantito dall’altoparlante di sistema.

L’autonomia per questo P10 è forse l’unico elemento non ancora ottimizzato al meglio. Non abbiamo registrato problemi particolari nelle nostre prove, ma abbiamo notato una gran differenza tra il firmware con il quale il terminale ci è stato consegnato e quelli che sono stati aggiornati OTA nel corso degli ultimi giorni: un segnale che dice inequivocabilmente che si tratta di un aspetto in evoluzione, con i tecnici di Huawei impegnati a raffinare l’integrazione del sistema operativo con le personalizzazioni introdotte per adattarlo alla piattaforma hardware, e naturalmente il feedback ottenuto dalla diffusione del telefono tra i clienti non farà che contribuire a migliorare questo aspetto nel tempo. Una giornata lontana dalla presa è senz’altro possibile col P10: attenzione a regolare bene lo schermo, visto che essendo così luminoso se regolato al massimo consuma davvero tanto, ma col SuperCharge si riesce a gestire comodamente anche questo aspetto dell’utilizzo.
La fotocamera è il terzo fattore chiave per comprendere il P10. Terza generazione in meno di un anno per la collaborazione avviata con Leica, sebbene la differenza più marcata dovrebbe farla il P10 Plus che monta una nuova lente sulla doppia fotocamera posteriore: ma ci sono cambiamenti anche per quanto attiene il numero di megapixel, gli algoritmi di elaborazione, e infine il contribuito di Leica si è allargato anche alla selfie-camera.

Cominciamo proprio da quest’ultima, perché ci sono un paio di novità che vale la pena raccontare: quest’anno anche il P10 dispone di autofocus sul frontale e la lente è più luminosa visto che arriva a f/1,9. La risoluzione è fissata a 8 megapixel, e si traduce in ottimi selfie in ogni condizione di luce (da questo punto di vista è molto soddisfacente il lavoro fatto da Huawei per la serie Nova, che si trasferisce anche ai modelli serie P e Mate). Ma è il software che fa la vera differenza: se si attiva la modalità ritratto, che è presente con un’apposita icona nell’interfaccia, in modo automatico viene regolata l’ampiezza del campo di ripresa a seconda di quanti visi vengono identificati, la loro forma tridimensionale viene elaborata in tempo reale e il risultato è una messa a fuoco efficace unita a uno sfocato davvero gradevole.

Huawei punta parecchio sulla fotocamera, e sta lavorando molto bene in tal senso: l’approccio seguito lo scorso anno con la rivisitazione dell’interfaccia è rimasto inalterato, quindi tre schede per scattare, selezionare le modalità di scatto o modificare le impostazioni, il processore dedicato alle immagini (ISP) è rapido e ripete le ottime prestazioni già mostrate dal Mate 9. Nonostante lo schema ottico e il numero di megapixel sia lo stesso del Mate, però, dalle nostre prove ci pare di poter affermare che sia stato fatto un ulteriore passo in avanti: 20 megapixel del sensore monocromatico e 12 megapixel del sensore RGB vengono combinati, quest’anno sì in modo molto efficace, e producono immagini risultanti ricche di dettagli e con una ottima gamma dinamica.

Stiamo sempre parlando di uno smartphone, ma i passi avanti fatti anno dopo anno nella fascia alta del mercato sono notevoli: le foto scattate soprattutto di giorno con il P10 sono di ottima qualità e non sfigurerebbero anche stampate fino a formati medio-grandi su una parete di casa (abbiamo provato a stampare un 20×30 e il risultato è stato più che soddisfacente). Se si attiva la modalità ritratto anche quando è in uso la fotocamera posteriore si ottengono scatti molto suggestivi: colori molto saturi, contrasto accentuato, l’effetto generale è molto bello e fa il paio con l’altrettanto ottimo risultato che si ottiene scattando con il solo sensore monocromatico (che ha una risoluzione di 20 megapixel e una gamma dinamica ampliata). Anche scattando in RAW entrando in modalità Pro il risultato è altrettanto soddisfacente. Il video, che arriva anche su questo P10 alla risoluzione 4K, è pari a quello già provato su Mate 9: bene, meglio, ma su questo aspetto iPhone e Galaxy S forse sono ancora un pelo avanti.

Quello che è diventato sempre più difficile fare, e quest’anno la questione è ancora più spinosa, è stabilire se ci sia uno smartphone migliore di altri in termini di fotocamera principale. Il P10 ci spinge ad affermare che ormai ciascun sensore e ciascuna lente di ogni smartphone ha i suoi pregi e i suoi difetti, ma scegliere tra gli smartphone di fascia alta basandosi sulla fotocamera è praticamente impossibile: se la giocano alla pari, tutti, e nelle prossime settimane realizzeremo delle comparative proprio per raccontarvi l’evoluzione che quest’anno abbiamo registrato in tutte le ammiraglie.
Per giudicare il P10 ci siamo basati su tre fattori: le performance, la fotocamera e il design. Ciascuno di questi tre elementi è stato oggetto di profonda evoluzione nelle tre generazioni contraddistinte dal P8 (2015), P9 (2016) e questo P10 del 2017: Huawei non fa più mistero di mirare alla leadership del mercato, non ci sono più ormai da tempo timori reverenziali nei riguardi di Samsung ed Apple, e la scommessa di quest’anno è più grande che mai.

Le performance del P10 sono più che adeguate, mai inferiori a quelle degli altri smartphone flagship: il Kirin 960 è potente, 4GB di RAM sono ormai lo standard in questa fascia di mercato, la EMUI 5.1 è un’interfaccia fluida e funzionale. L’unico compromesso è la batteria: 3.200mAh non sono pochi, e di più non si poteva fare con uno chassis che incorpora uno schermo da 5,1 pollici spesso meno di 7 millimetri. L’autonomia non è un problema, ma non si riesce a raggiungere lo stesso ottimo risultato che invece fa segnare il Mate 9: vedremo se il P10 Plus offrirà una prestazione differente.

Anche al P10 manca solo una certificazione per resistenza ad acqua e polvere, ormai ce l’hanno tutti i concorrenti ed è indispensabile che pure Huawei si doti di questa caratteristica presto. La certificazione sul Plus c’è, manca sul P10 liscio ed è un peccato. Il design però è davvero di buon livello, il salto in avanti rispetto al P9 è evidente sia per le forme che le finiture: più comodo da impugnare, meno squadrato, il pulsante frontale col lettore di impronte integrato (velocissimo) è comodo da usare.

La fotocamera del P10 ci è piaciuta, se la gioca con tutte le altre fotocamere delle altre ammiraglie in circolazione: Huawei sta facendo tesoro della collaborazione con Leica per l’elaborazione degli scatti e la progettazione dell’hardware dedicato, e su tutte la modalità Ritratto e quella Notturna sono tra le funzioni software più interessanti del panorama mobile.

Tre fattori da considerare, tre passi avanti per Huawei: anche il prezzo fa un passo avanti, visto che quello di listino del P10 è fissato a 679,90 euro. L’offerta dell’azienda cinese si sta facendo più articolata di anno in anno, e dunque è un fenomeno comprensibile il posizionmento del P10 nella fascia alta e altissima del mercato in diretta competizione con Galaxy S di Samsung e iPhone di Apple, con altri prodotti (per esempio la fortunata serie Nova) a giocarsela subito sotto. Il pacchetto P10 ci ha convinto: vedremo se riuscirà a bissare il successo del P9, che lo scorso anno ha fatto furore in Italia e altrove, ma possiamo dire che senz’altro Huawei ha fatto i compiti a casa e sfornato uno smartphone convincente.

8.5
voto della redazione come assegnamo i voti
Prestazioni
Imaging
Autonomia
Esperienza

Statistiche

Memoria RAM

4 GB
Huawei P10
8 GB
Media di mercato

Archiviazione

0 GB
Huawei P10
182 GB
Media di mercato

Batteria

3200 mAh
Huawei P10
4654 mAh
Media di mercato

Scheda tecnica

Caratteristiche principali

Nome prodotto
RAM 4 GB
Storage meno di 32 GB
Prezzo Base
Capacità della batteria (mAh) 3200
Risoluzione in Mpx 12
Diagonale Schermo 5.1
Jack audio
Pieghevole
SoC Huawei - Kirin 960
Reti supportate
Tipo di pannello dello schermo
Sistema operativo Android
Versione SO 7

Caratteristiche fotocamera

Numero sensori
Apertura focale
Flash
Frame rate
Grandangolo
Massima risoluzione video
Messa a fuoco
Raw
Stabilizzatore
Tipo di zoom
Zoom, numero ingrandimenti
Numero sensori
Apertura focale
Massima risoluzione video

Altre caratteristiche

Ricarica wireless
Ricarica rapida
Resistente all'acqua
Infrarossi
NFC
Tipo di USB Type-C
Tipo di WIFI WIFI 5
Dual Sim
Altezza in mm 145.300
Larghezza in mm 69.300
Peso in grammi 145.000
Spessore in mm 6.980
Scheda memoria esterna ( max supportata)
GPU
PPI -> risoluzione schermo e presenta i naming FHD 4K etc
Protezione schermo
Refresh schermo
Biometria Si

Caratteristiche minori

GPS
supporto eSim
Audio stereo
Luminosità
Rapporto di aspetto
Accelerometro
Bussola
Giroscopio
Interfaccia utente

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