Quante volte, dal lancio del primo smartphone a oggi, è accaduto di veder associato un nuovo modello a prestazioni fotografiche rivoluzionarie o quantomeno innovative? Talvolta esclusivamente per ragioni legate alle esigenze di marketing, in altre occasioni poggiando invece su concreti passi in avanti introdotti dai produttori in termini di sensori, ottiche o algoritmi a cui delegare il non semplice compito di sopperire ai limiti fisici e tecnologici che distinguono un telefono da una reflex o da una mirrorless. Tra i big del settore mobile, uno prova oggi a fare sul serio, ad alzare ulteriormente l’asticella, forte della collaborazione con un marchio il cui nome è storicamente e indissolubilmente legato alle evoluzioni del mondo imaging: arriva oggi in Italia Xiaomi 13 Ultra, co-ingegnerizzato con Leica.
Intervista a Davide Lunardelli su Xiaomi 13 Ultra
In occasione dell’evento organizzato a Milano per presentare il dispositivo in anteprima alla stampa, abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con Davide Lunardelli, Head Of Marketing di Xiaomi Italia. Uno scambio utile per meglio comprendere quale sia l’intento della società: proporlo a chi cerca un’esperienza evoluta dal punto di vista del comparto imaging, instaurando un dialogo con i professionisti del settore e rivolgendosi a chi si vuole avvicinare a questo mondo.
In un vostro comunicato stampa, leggo che Xiaomi 13 Ultra è rivolto ai fotografi professionisti. La trovo una dichiarazione coraggiosa.
Parla ai fotografi professionisti. Poi, grazie al fatto che si dialoghi in maniera sensata con loro, si va ad attrarre un pubblico che, magari, è relativamente nuovo al mondo delle fotografia. È un po’ come ciò che il MoonSwatch ha fatto per Omega: un orologio accessibile, con il suo valore poiché in edizione limitata, e che racconta la storia di un prodotto come lo Speedmaster. Questo ha funzionato a livello commerciale per Swatch, che ne ha venduti tanti, e ha alzato le vendite di un prodotto da 7.000 euro come lo Speedmaster. Questa è la costruzione del valore.
Intendo che il fotografo professionista è abituato ad andare in giro con una reflex o una mirrorless. Lo smartphone è pronto a sostituirle?
Sempre di più, il fotografo professionista, può cogliere occasioni grazie allo smartphone. Sostituire no, ma si tratta di instaurare un dialogo con questa figura. Nel momento in cui si concretizza, in cui accade, si può parlare quel linguaggio, si giustifica la partnership con Leica e si attrae anche un pubblico nuovo alla fotografia, che non ha paura di approcciarla attraverso di noi, perché sa che siamo legittimati da tutto questo.
Un’altra scelta che definirei coraggiosa è quella di posizionare il logo di Leica in orizzontale. Oggigiorno è impopolare: chi come me fotografa solitamente in orizzontale è un boomer per definizione.
Dipende tutto dalle piattaforme. Se tu hai come piattaforma primaria di riferimento Instagram o i social, hai bisogno di occupare il più possibile l’attenzione e devi scattare così. Qui noi stiamo dicendo: lo smartphone non ti serve solo per le piattaforme social.
A tal proposito, in cosa consiste la collaborazione con Leica? Immagino non si limiti a un logo stampato sullo smartphone.
Esatto. È un insieme di lavoro software e hardware. Nel primo, non è solo una questione di filtri, ma anche di gestione del colore, come dimostra l’impiego dei file DNG per tutti quattro i sensori. Nel secondo, invece, le lenti Summicron sono lenti da smartphone, quindi non le classiche che troviamo sulle full frame di Leica. Però, la struttura da cui si è partiti per la progettazione, non è quella preesistente di altri smartphone: sono state prese le lenti Summicron, ne è stata analizzata la struttura, poi ridotta, miniaturizzata e inserita nel comparto camera di uno smartphone. Ovviamente, con dei compromessi in termini di materiali. Non c’è il vetro, ma il copolimero. Ci sono comunque accorgimenti che vanno nella direzione giusta per mantenere la fedeltà alle strutture Summicron.
La volontà è forse quella di abbandonare progressivamente la fotografia computazionale?
No, anzi, è innegabile che, se oggi uno smartphone viene considerato adatto a scattare, quei sensori minuscoli, potenziati dalla fotografia computazionale, rendono quasi come una APS-C. Il fatto è che alla fotografia computazionale non possiamo più affidare i sensori visti negli ultimi anni, perché, se si vuol compiere un passo in avanti, uno scatto oltre per migliorare, non lo si fa più lavorando su un algoritmo ormai saturo.
Il collo di bottiglia ora non è più la parte computazionale, ma quella fisica. Servono sensori più grandi, servono delle lenti vere e, possibilmente, una gestione del diaframma più professionale. Di conseguenza, lì, si può fare uno scatto in avanti. Una volta che si è ottenuto un margine di miglioramento evolvendo i sensori, allora la fotografia computazionale può andarlo a riempire.
La mia era un po’ una provocazione. Ciò che intendo è che, da fotoamatore, ho sempre trovato paradossalmente difficile ottenere uno scatto sbagliato con uno smartphone, mentre come sai, con una reflex vien facile.
Certo, se fotografo una finestra, all’esterno non risulterà bianco, ma perfettamente esposto. Questo rimarrà. Il punto è un altro: nel momento in cui si ottiene un file RAW, questo non ha HDR, non è ricavato dalla modalità Notte o dalla modalità Ritratto, è un file grezzo ed è il risultato di un sensore minuscolo.
Qui, lato computazionale, abbiamo l’Ultra RAW che offre l’HDR, ma in formato RAW. E lato ottico, abbiamo un sensore che, anche partendo da un RAW standard, permette di ottenere la gamma dinamica di un sensore da un pollice, di recuperare le ombre e così via.
Quella con Leica non è l’unica collaborazione attiva. È stata citata anche Adobe, mi puoi sintetizzare in cosa consiste?
Sostanzialmente, tutti i file importati in Lightroom e Photoshop permettono, dal DGN, di riconoscere da quale lente sono stati scattati. Quindi, tutte le correzioni del profilo lente, sono integrate e riconosciute in via ufficiale. Inoltre, i colori sono mantenuti dal DNG all’importazione con Lightroom: se manca questo, ci si ritrova a fare i conti con tonalità sfalsate che non si notano su smartphone, ma che appena caricate in Lightroom diventano impossibili da lavorare.
In merito al trend del momento, c’è qualche progetto per integrare l’intelligenza artificiale, anche l’IA generativa, nella fase di scatto o post-produzione?
Già ci sono implementazioni di questo tipo. Ad esempio, dall’app Galleria, è possibile eliminare un soggetto o un oggetto semplicemente selezionandoli. Ora è un trend, ma lo seguivamo già.
Xiaomi 13 Ultra è ufficialmente disponibile da oggi in Italia nella configurazione 12/512 GB, al prezzo di 1.499,90 euro, nelle colorazioni Black (visibile nelle immagini qui allegate) e Olive Green. Per l’elenco completo delle specifiche tecniche rimandiamo all’articolo dedicato.