WhatsApp vuole fare un passo ulteriore per ridurre la diffusione sul messenger di fake news, notizie sensazionalistiche e altro materiale di questo calibro. La viralità si è infatti dimostrata nemica dell’app di messaggistica più diffusa al mondo, poiché la facilità (e la gratuità) hanno spesso trasformato il sistema in un veicolo semplice di disinformazione o canale privilegiato per malintenzionati. La viralità viene dunque messa al centro del mirino: sebbene WhatsApp non voglia forzatamente fermare le informazioni, il sistema ideato intende riporre nella consapevolezza delle persone i freni etici e logici che debbono portare a rallentare la diffusioni di alcuni specifici messaggi.
La nuova idea emerge da una nuova beta release che informa gli utenti circa il numero di volte che un messaggio è stato inviato. Misura sicuramente semplice, probabilmente efficace, sicuramente “omeopatica”. Ancora non c’è certezza che la funzione possa giungere online, ma lo stadio di sviluppo lascia intendere che la strategia sia stata calibrata in questo senso e ora non resta che la messa a terra tramite un aggiornamento dell’app fin dai prossimi mesi.
WhatsApp, misure omeopatiche antivirali
Tutto nasce dal diffondersi su WhatsApp di meccanismi di inoltro che, soprattutto in India, hanno avuto pesanti ripercussioni su politica e ordine pubblico: una serie di scontri scatenati da false informazioni divampate su WhatsApp hanno portato a numerosi decessi, fino ad imporre una necessaria riflessione sulle distorsioni che canali di questo tipo possono riverberare sulla realtà di tutti i giorni. WhatsApp ha così modificato la policy della funzione “Inoltra”, rendendo più espliciti i messaggi non originali rispetto a quelli scritti di proprio pugno: l’auspicio era quello di rallentare l’inoltro dei messaggi attraverso questo semplice trucchetto, ossia esplicitare l’inoltre per depotenziare l’interesse alla divulgazione. Qualcosa evidentemente non è però andato per il verso giusto.
WhatsApp alza il tiro, più o meno: nel prossimo futuro non solo si potrà sapere quando un messaggio è stato inoltrato, ma in fase di invio si potrà anche sapere quante volte è successo. Così facendo, si potrà (forse) suscitare una riflessione negli utenti per solleticare un minimo di senso critico: quella che sto inviando è una cosa effettivamente utile, sicuramente vera, chiaramente opportuna? Ma la domanda vera è un’altra: può bastare così poco per ottenere così tanto?
WhatsApp non ha molte leve da poter azionare per coltivare in modo diretto il senso critico delle persone, ma può almeno agire per solleticarlo, attivarlo, pungolarlo. Se queste misure non saranno sufficienti, il messenger rischia di dover intervenire in modo più serio e radicale perché l’impatto di un’app tanto popolare non può prescindere da una assunzione di responsabilità. Nel frattempo ognuno di noi può iniziare a coltivare il proprio orticello chiedendosi “perchè?” ad ogni singolo inoltro inviato o ricevuto: interrogare sé stessi è l’unico vero antidoto alle distorsioni che app, social network e altri strumenti possono proiettare sulla nostra vita.
Consapevolezza, sempre, prima di tutto.