Non c’è trasparenza quando non c’è chiarezza: sulla base di questo principio il Garante Privacy ha bocciato il modo in cui WhatsApp ha enunciato la nuova informativa nei giorni scorsi, chiedendone l’approvazione da parte degli utenti per il proseguimento del servizio. Non solo: il Garante, oltre a porre le proprie obiezioni, ha voluto anche alzare la posta spostando il campo della discussione all’intera Unione Europea, portando il problema sul tavolo dell’EDPB (al quale fanno riferimento tutte le Autorità dell’UE per la tutela dei dati personali).
Garante Privacy: l’informativa WhatsApp non è chiara
Spiega il Garante: “Il messaggio con il quale Whatsapp ha avvertito i propri utenti degli aggiornamenti che verranno apportati, dall’8 febbraio, nei termini di servizio – in particolare riguardo alla condivisione dei dati con altre società del gruppo – e la stessa informativa sul trattamento che verrà fatto dei loro dati personali, sono poco chiari e intelligibili e devono essere valutati attentamente alla luce della disciplina in materia di privacy“. Ma soprattutto: “Il Garante ritiene che dai termini di servizio e dalla nuova informativa non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte, né comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica dopo l’8 febbraio“.
L’Authority è esplicita nel definire come apparentemente “non idonea” l’informativa a consentire una scelta libera e consapevole da parte degli utenti, il che volge chiaramente a sfavore di WhatsApp in attesa di un pronunciamento più chiaro. Ma il tempo con ogni probabilità non giocherà a favore del servizio perché “Il Garante si riserva comunque di intervenire, in via d’urgenza, per tutelare gli utenti italiani e far rispettare la disciplina in materia di protezione dei dati personali“.
Una sorta di cartellino giallo alzato con motto d’urgenza, insomma, facendo chiaramente intendere a WhatsApp quale sia la direzione verso cui intende andare l’Authority.