Un recente studio realizzato da Stanford vuole dimostrare come i dispositivi indossabili possano aiutare a mantenere il controllo sulle ipotetiche infezioni da CoVid-19. Nel particolare, si sta cercando di capire se Apple Watch, Fitbit e similari possano riuscire ad individuare gli ipotetici malati semplicemente dalla comparsa dei primi sintomi.
Standord: lo studio dà buoni risultati
La Stanford University spera quindi di trasformare gli attuali smartwatch e smartband in prodotti sanitari volti a prevenire i contagi da Coronavirus. L’Healthcare Innovation Lab di Stanford Medicine ha lanciato il Coronavirus Wearables Study all’inizio di quest’anno per capire se i dispositivi indossabili possano essere utilizzati per rilevare la presenza del virus a partire dai primi sintomi (qualora fossero presenti, perché ricordiamo, vi è un ampio numero di asintomatici che non manifesta nulla ma è portatore sano del virus).
Lo studio, che attualmente sta reclutando diversi partecipanti ai quali viene chiesto di fornire i loro dati circa la frequenza cardiaca, la temperatura della pelle e la saturazione di ossigeno nel sangue mediante un’app per wearable creata dal team di bioinformatics dell’università. Il software sembra essere in grado di funzionare con i principali prodotti presenti in commercio.
I tester dovranno compilare quotidianamente una lista di check dei sintomi, partecipando (facoltativamente) anche alla condivisione delle cartelle cliniche. Ovviamente possono partecipare i positivi al CoVid o perlomeno bisogna dimostrare di essere in pericolo di contagio; in secondo luogo, bisogna avere necessariamente più di 18 anni.
Attenzione: se qualcuno ha in mente di partecipare, sappiate che il programma di test potrebbe durare ben due anni.
Un nuovo studio, non il primo
Questo non è il primo studio effettuato dall’università di Stanford circa il potenziale dei wearable; dal 2017 infatti, ha avviato uno studio con Apple per vedere se l’orologio potesse identificare la fibrillazione atriale, una condizione cardiaca che può portare all’insorgenza di ictus e attacchi di cuore.
Il presente studio invece, è frutto di una joint venture fra Stanford Medicine, Scripps Research e Fitbit ed è volto a raccogliere i dati ottenuti dai dispositivi indossabili al fine di creare algoritmi capaci di rilevare i cambiamenti fisiologici in qualcuno che sta manifestando i sintomi di un’infezione (pensiamo all’aumento della frequenza cardiaca a riposo). L’utente infatti, verrà avvisato mediante l’app del rischio di malattia; preso in tempo permetterebbe un controllo maggiore dei casi sospetti di CoVid, con conseguente diminuzione della proliferazione del virus stesso.
Il laboratorio ha inoltre studiato il potenziale dei wearable per anni, al fine di far luce sui cambiamenti di salute degli utenti. Un primo studio pubblicato nel 2017 mostrava che gli smartwatch potevano rilevare i cambiamenti nei parametri fisici ancor prima che l’indossatore notasse alcun sintomo. L’algoritmo di quella ricerca era noto come “cambiamento di colore” e ha rivelato che i cambiamenti nella frequenza cardiaca potevano segnalare un’infezione precoce. È sulla base di quella ricerca che adesso l’università sta conducendo lo studio sul CoVid-19.
In un’intervista a ZDNet, Michael Snyder, professore e presidente di genetica alla Stanford School of Medicine, ha affermato:
Abbiamo continuato a migliorare l’algoritmo, poi quando è arrivato l’epidemia di COVID-19, come puoi immaginare, abbiamo iniziato a ridimensionare a pieno regime.
Ad oggi, secondo Snyder, i risultati sono molto promettenti. Aggiunge inoltre che il sistema rivela i sintomi del coronavirus attraverso lo smartwatch quattro giorni prima che compaiono i reali segnali nella maggior parte dei casi:
Non puoi perdere il segnale. È molto, molto chiaro. Quella persona corre in giro per nove giorni e mezzo malato, asintomatico o infettivo e non lo sa, quindi presumibilmente infetta molti altri.
Ovviamente non si tratta di un sistema infallibile, chiariamolo. Non tutti possono essere rilevati con il virus. Di fatto, anche chi ha l’asma grave potrebbe falsare i propri parametri di base. Al momento il software infatti, non riesce a distinguere fra coronavirus, raffreddore o polmonite. Anche se Snyder spiega che le infezioni batteriche virali possono emettere un segnale più forte.
Ma la cosa principale, certamente quando sei in una pandemia, è che ti dirà se ti stai ammalando. E pensiamo che le informazioni siano super utili, perché [le autorità sanitarie] non hanno intenzione di aggirare la PCR testare tutti tutti i giorni – non puoi farlo e non ha senso. Ma puoi avere tutti che indossano uno smartwatch “
In questi giorni sta per essere avviata la seconda fase del progetto, ovvero quella in cui il sistema inizierà ad avvisare coloro che sospettano un’infezione. Ci riferiamo sempre ai famosi tester che hanno scelto di aderire al programma. Viene detto loro in un comunicato inoltre:
Se hai una ragione per cui [i parametri] sono elevati – forse stai facendo una lunga camminata in un deserto o stai guardando una maratona cinematografica spaventosa per 12 ore o qualcosa del genere – puoi ignorare il nostro avviso. Ma se tu sei semplicemente seduto sul divano e ti diciamo che la tua frequenza cardiaca e le cose sono elevate, potresti voler farti testare … Dovrai contestualizzare le informazioni. “
I primi risultati ufficiali dello studio potremmo vederli nelle prossime settimane, secondo il presidente. Una volta che il sistema sarà pronto per la produzione, il team lo rilascerà con una licenza open source:
Spero che ogni produttore di dispositivi, fondamentalmente, utilizzi le app che avremo impostato per essere in grado di monitorare le malattie infettive e questa è solo una parte standard del prodotto.