Il Garante Privacy non perdona e per TIM il costo è salato. Nelle ore in cui dall’Autorità Antitrust giunge una esemplare sanzione contro le bollette a 28 giorni, infatti, anche il Garante per la Protezione dei Dati Personali infligge una pesante sanzione contro il gruppo. Complessivamente si tratta di una cifra pari a 27,8 milioni di euro, con motivazioni particolarmente ben argomentate a dimostrazione di quanto approfondita sia stata la disamina dell’Autorità relativamente ai vari casi segnalati.
La sanzione è stata comminata, spiega il Garante, per “numerosi trattamenti illeciti di dati legati all’attività di marketing” che avrebbero complessivamente interessato “alcuni milioni di persone“:
Dal gennaio 2017 ai primi mesi del 2019, sono pervenute all’Autorità centinaia di segnalazioni relative, in particolare, alla ricezione di chiamate promozionali indesiderate effettuate senza consenso o nonostante l’iscrizione delle utenze telefoniche nel Registro pubblico delle opposizioni, oppure ancora malgrado il fatto che le persone contattate avessero espresso alla società la volontà di non ricevere telefonate promozionali. Irregolarità nel trattamento dei dati venivano lamentate anche nell’ambito dell’offerta di concorsi a premi e nella modulistica sottoposta agli utenti da Tim.
Le indagini sarebbero state portate avanti in collaborazione con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza e le accuse sono varie:
- “Tim ha dimostrato di non avere sufficiente contezza di fondamentali aspetti dei trattamenti di dati effettuati“;
- “le società di call center incaricate da Tim hanno, in molti casi, contattato gli interessati senza il loro consenso“, arrivando addirittura a chiamare una sola persona per ben 155 volte e chiamando a più riprese anche utenti non presenti negli elenchi dei contattabili;
- “assenza di controllo da parte della società sull’operato di alcuni call center“;
- “errata gestione e il mancato aggiornamento delle black list dove vengono registrate le persone che non vogliono ricevere pubblicità“;
- “acquisizione obbligata del consenso a fini promozionali per poter aderire al programma Tim Party con i suoi sconti e premi“;
- “nella gestione di alcune app destinate alla clientela, inoltre, sono state fornite informazioni non corrette e non trasparenti sul trattamento dei dati“;
- “la gestione dei data breach non è poi risultata efficiente“.
Oltre alla sanzione a TIM sarebbero state imposte 20 misure correttive nelle proprie pratiche abituali ed in modo particolare è stato vietato l’uso dei dati della clientela raccolti tramite app quali “My Tim”, “Tim Personal” e “Tim Smart Kid”. Un giro di vite estremamente rigido, insomma, che il Garante intende veder messo a punto entro un tempo massimo di trenta giorni.