Tutto ha avuto inizio verso la fine del 2019, con alcune telefonate fatte da un uomo – tale Rakesh “Rocky” Sharma – intento a lasciare messaggi vocali dal contenuto inquietante, che si sono spinti fino a una dichiarazione che aveva il sapore di una minaccia: “io le pistole non le utilizzo, ma conosco gente che lo fa”. Le chiamate erano dirette alla sede centrale di Apple, nello specifico al suo team dirigenziale. A questi episodi ne è seguito un altro, gravissimo, che ha visto coinvolto direttamente Tim Cook: Apple non ha perso tempo ed ha richiesto un ordine restrittivo nei confronti del quarantaduenne.
Apple nel mirino di uno stalker
Non è chiaro se a ossessionare Sharma sia Apple o solo il suo numero uno, Tim Cook. Sta di fatto che proprio lui ha subito un’invasione di proprietà privata da parte dell’uomo, che ha oltrepassato i confini della proprietà privata del CEO nel tentativo di consegnargli fiori e champagne. All’inquietante (e naturalmente illegale) episodio sono seguiti dei tweet dello stesso stalker, che avevano come contenuto delle immagini sessualizzate dello stesso Tim Cook.
Decisamente troppo, a giusta ragione, per Apple: la multinazionale ha sguinzagliato i suoi legali, che – il 6 febbraio – hanno informato Sharma dell’emissione di un ordine restrittivo a suoi danni. L’uomo non potrà avvicinarsi a Cook, alla sua proprietà e ad Apple Park. Era stato richiesto anche di bandire allo stalker la possibilità di avvicinarsi ai dipendenti, alle loro case, a tutte le sedi aziendali e a tutti i negozi: la misura è stata ritenuta eccessiva, almeno per il momento. Infatti, l’ordine restrittivo scadrà il 3 marzo, quando ci sarà un’udienza per decidere quali saranno i prossimi provvedimenti.