In Italia, TikTok è nel mirino del Garante Per la Protezione Dei Dati Personali. Le accuse sono pesanti e tutte relative alla scarsa attenzione alla privacy dei minori.
TikTok non tutela la privacy dei minori: il Garante accusa
Attraverso un comunicato stampa ufficiale, il Garante ha fatto sapere di aver indagato a fondo per comprendere se TikTok – social network che ormai spopola fra i giovanissimi – fosse considerabile un posto relativamente sicuro, soprattutto per quello che riguarda la tutela della privacy dei minori.
Le accuse, che hanno portato all’apertura di un procedimento formale, sono pesanti:
Scarsa attenzione alla tutela dei minori, divieto di iscrizione ai più piccoli facilmente aggirabile, poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti, impostazioni predefinite non rispettose della privacy.
Nell’immediato, ci sono 30 giorni a disposizione di Tik Tok “per inviare memorie difensive e chiedere eventualmente di essere sentita”.
Come evolverà la questione non è ancora chiaro, ma di certo sarà fondamentale seguire gli sviluppi, considerndo quanto – questa piattaforma – sia diffusa fra i più giovani.
Di seguito, il dettaglio di quanto contestato dal Garante Per la Protezione Dei Dati Personali e TikTok:
Il Garante contesta a Tik Tok innanzitutto che le modalità di iscrizione al social network non tutelino adeguatamente i minori. Il divieto di iscrizione al di sotto dei 13 anni, stabilito dal social network, risulta infatti facilmente aggirabile una volta che si utilizzi una data di nascita falsa. Tik Tok di conseguenza non impedisce ai più piccoli di iscriversi né verifica che vengano rispettate le norme sulla privacy italiane, le quali prevedono per l’iscrizione ai social network il consenso autorizzato dei genitori o di chi ha la responsabilità genitoriale del minore che non abbia compiuto 14 anni.
L’informativa rilasciata agli utenti – sottolinea inoltre il Garante – è standardizzata e non prende in specifica considerazione la situazione dei minori, mentre sarebbe necessario creare una apposita sezione dedicata ai più piccoli, scritta con un linguaggio più semplice e con meccanismi di alert che segnalino i rischi ai quali si espongono.
I tempi di conservazione dei dati risultano poi indefiniti rispetto agli scopi per i quali vengono raccolti né appaiono indicate le modalità di anonimizzazione che il social network afferma di applicare. Stessa mancanza di chiarezza riguarda il trasferimento dei dati nei Paesi extra Ue, non essendo specificati quelli verso i quali la società intende trasferire i dati, né indicata la situazione di adeguatezza o meno di quei Paesi alla normativa privacy europea.
Il social network, infine, preimposta il profilo dell’utente come “pubblico”, consentendo la massima visibilità ai contenuti in esso pubblicati. Tale impostazione predefinita si pone in contrasto con la normativa sulla protezione dei dati che stabilisce l’adozione di misure tecniche ed organizzative che garantiscano, di default, la possibilità di scegliere se rendere o meno accessibili dati personali ad un numero indefinito di persone.