Una decisione, quella del TAR Lazio, che di fatto crea un precedente: adesso, l’obsolescenza programmata in Italia è riconosciuta come pratica scorretta. Il ricorso, che Apple ha presentato per far annullare la sanzione a suo carico emessa dall’Antitrust, è stata respinta.
TAR Lazio: Apple dovrà pagare la sanzione
Nel 2018, l’Antitrust ha condannato apple a una sanzione di 10 milioni di euro per “pratiche commerciali scorrette e aggressive consistenti nell’aggiornamento dei device senza una opportuna comunicazione ai clienti delle conseguenze causate dall’installazione, come lo spegnimento improvviso”. Il colosso della mela morsicata ha però presentato ricorso contro questa decisione.
Un ricorso che adesso il TAR del Lazio ha definitivamente bocciato. Per la prima volta, sul territorio italiano è stata riconosciuta in via definitiva l’obsolescenza programmata come una pratica scorretta ai danni dei consumatori, che – al momento dell’acquisto di un dispositivo – ripongono piena fiducia nel produttore.
La sentenza fa riferimento ai modelli di iPhone 6, 6 Plus, 6S e 6S Plus e agli aggiornamenti ad iOS 10 e 10.1.2. Nella decisione del TAR si legge:
“Non prestando un’adeguata assistenza ai consumatori per ripristinare la funzionalità preesistente dei telefoni danneggiati dagli aggiornamenti, di fatto Apple ne ha accelerato il processo di sostituzione con nuovi modelli di iPhone traendone un vantaggio economico”
Altroconsumo ha seguito la vicenda da vicino, sin da quando i primi utenti si sono rivolti all’associazione consumatori per sollevare il problema. Sulla decisione del TAR, Ivo Tarantino – Head of Public Affairs & Media Relations di Altroconsumo – ha dichiarato:
“Questa sentenza costituisce un precedente di grande importanza nella storia della lotta contro l’obsolescenza prematura dei prodotti tecnologici. Apple deve finalmente prendersi le sue responsabilità nei confronti di tutti quei clienti che sono stati ingannati per fin troppo tempo e che meritano di essere risarciti. Noi di Altroconsumo siamo lieti di aver contribuito in parte a combattere questa pratica scorretta che non solo danneggia i consumatori ma ha un impatto fortemente nocivo anche sull’ambiente. Riteniamo che ora i consumatori vadano adeguatamente risarciti.”