Si dice che il mondo è cambiato grazie a tre mele: la mela di Adamo ed Eva, la mela di Newton, e la mela di Steve Jobs.
Impossibile non essere d’accordo, quantomeno per le ultime due se non siete esattamente religiosi, e impossibile non riconoscere il genio di un uomo che con i suoi prodotti è entrato nella vita quotidiana di miliardi di individui nel corso del tempo.
Dal primo MacIntosh fino all'ultimo iCloud, dalla creazione di un brand che ha creato un insieme di parole da mettere nel vocabolario. iPhone al posto di telefonino, iPad al posto di tablet. Vocaboli usati come sinonimi per certificare nella maniera più semplice e immediata la creazione di un mito.
Abbiamo fatto file per i suoi prodotti, li abbiamo attesi, provati, riprovati, criticati e osannati, comprati e venduti e ricomprati e rivenduti. La sua eredità di visionario è un'azienda di cui oggi ci portiamo un pezzetto in tasca o nella borsa, che troviamo in casa o che ci mettiamo nelle orecchie, un mondo tecnologico a parte, che da nicchia è passato a background dei più estrosi per poi iniziare a conquistare tutto il mondo.
Dietro i numeri di crescita a doppia cifra c'era sempre lui, a trasformare in un sogno micro chip e vetro, alluminio e plastica, a mettersi al centro del palco per presentare gli ultimi prodotti, con un modo di fare imitato senza fortuna da tanti CEO delle aziende competitor. Un modo di fare, un modo di essere, tanto misterioso quanto innovativo nelle novità che si tirava fuori dalle tasche dei pantaloni.
Nelle orecchie ci rimane il tocco con cui esaltava ogni presentazione, quel modo semplice di lasciare i più cinici a bocca aperta. E alzi la mano chi, ancora oggi, non vorrebbe sentirlo un'ultima volta, quel "One More Thing…".