Spotify potrebbe aver deciso che il mondo migliore di aumentare gli introiti sarebbe quello di alzare i prezzi degli abbonamenti in alcuni mercati. Ci sarebbe una ragione alla base della possibilità che questa opzione si concretizzi: la percezione del valore di Spotify dovrebbe essere cresciuta in seguito all’introduzione di nuovi strumenti e questo potrebbe giustificare un aumento di prezzo.
Spotify: aumento di prezzo nei piani?
Le dichiarazioni oggetto di questo articolo sono parte delle riflessioni esposte da Daniel Ek – CEO e co-fondatore di Spotify – mentre venivano mostrati i risultati del terzo trimestre del 2020.
Il CEO ha spiegato che un aumento del costo dei piani mensili gioverebbe, naturalmente, alle casse della compagnia. Tuttavia, Ek ribadisce di avere comunque ben chiara la priorità di aumentare il numero degli abbonati al fine di far crescere gli introiti.
Non è stato rivelato a quanto ammonterebbe l’eventuale aumento degli abbonamenti (e quali piani toccherebbe) e nemmeno in quali paesi potrebbe arrivare. Viene soltanto spiegato che i paesi dove sarebbe in valutazione un aumento di prezzo dei piani mensili sarebbero quelli più “maturi” ovvero dove i clienti sono già parecchio fidelizzati e apprezzano il servizio. Insomma, degli abbonati che potrebbero tollerare un cambio di condizioni economiche.
In realtà, qualche test è stato già fatto: ad esempio, in alcuni paesi scandinavi il costo del piano famiglia è stato aumentato e pare chi gli utenti non abbiano mostrato malcontento. Da ottobre, il test è stato portato anche in Australia, Belgio, Svizzera, Bolivia, Perù, Ecuador e Colombia.
Non sappiamo se questo aumento dei prezzi di Spotify, se mai ci sarà, toccherà anche l’Italia. Tuttavia, per il momento, lo stesso Ek ha sottolineato che la compagnia agirà con estrema cautela: sono tutti ben consci che la pandemia non ha portato solo gravi problemi sotto il punto di vista della salute pubblica, ma ha anche toccato direttamente l’economia. Potrebbe essere un azzardo aumentare i prezzi di un servizio considerabile “superfluo” in un periodo come questo.