Morire a 15 anni per colpa di uno smartphone: è successo a Irina Rybnikova, campionessa in erba di arti marziali per la federazione russa. Lo smartphone in questione sarebbe un iPhone, ma trattasi di un dettaglio insignificante ai fini della storia perché, qualunque fosse stato lo smartphone protagonista, l’esito sarebbe stato il medesimo. La tragedia risale all’8 dicembre presso Bratsk, luogo di residenza della Rybnikova. I funerali si terranno nella giornata di oggi.
Lo smartphone era in carica
La giovane Irina Rybnikova, infatti, ha commesso un errore tanto ingenuo quanto estremamente diffuso: ha messo in carica lo smartphone tenendolo alla portata della vasca da bagno. Qualche minuto di relax e qualche minuto di ricarica per il dispositivo, insomma, e magari qualche piccola chat nel frattempo. Ma un piccolo errore è stato fatale: lo smartphone è infatti scivolato in acqua. La bassa carica contenuta nel dispositivo non avrebbe avuto alcuna conseguenza sulla ragazza, ma il fatto che fosse in carica ha creato un ponte tra l’acqua della vasca e l’impianto elettrico. La folgorazione è stata immediata ed il corpo della ragazza è stato trovato esamine soltanto alcune ore più tardi.
Le più elementari norme di sicurezza prevedono ormai che non debbano esserci prese di corrente nei pressi delle vasche da bagno o delle docce, poiché errori come quello di Irina sono già costati la vita a troppe persone in passato. Tuttavia vecchi impianti, case riadattate, lunghi cavi di ricarica e altre condizioni possono generare una zona di rischio che solo la piena consapevolezza delle persone è in grado di fugare. Pensare che uno smartphone possa essere differente da un asciugacapelli è infatti sbagliato poiché il problema è insito in un altro elemento: il meccanismo in grado di generare un contatto tra la corrente elettrica, l’acqua e il corpo. Resta tuttavia una zona d’ombra che le cronache dalla Russia non hanno al momento chiarito: il basso voltaggio dei caricatori tradizionali e le loro misure di sicurezza dovrebbero essere una sufficiente salvaguardia anche in caso di nefasta caduta del device in acqua durante la ricarica: componenti fallaci e non originali hanno probabilmente creato le condizioni che hanno portato l’imponderabile ad accadere.
Non è la prima volta
Non è questa la prima volta che accade una tragedia con una dinamica simile. Le cronache recenti ricordano ad esempio solo negli ultimi due anni il caso di Madison, 14 anni, Lovingron (New Mexico); oppure quello di Hugo, 14 anni, Pont-de-Loup (Belgio).
Attenzione, dunque. L’acqua è sì potenzialmente dannosa per gli smartphone, ma la corrente elettrica è sicuramente molto dannosa per le persone. Occorre pertanto non soltanto certificare ogni possibile sicurezza sull’impianto elettrico, affinché un Salvavita possa escludere certe disgrazie, ma va altresì posta massima attenzione sui comportamenti. Un momento di relax e di disattenzione, infatti, in questo caso è stato fatale. Quante volte altre persone hanno già commesso l’errore della povera Irina Rybnikova, esponendosi al rischio dell’estrema fatalità?
Edit: aggiunta una nota sulla mancanza di informazioni relative agli accessori in uso durante la ricarica, a monte della probabile causa della folgorazione.