Smartphone a scuola 'fuori controllo': meglio il ban

Il più grande distretto della California (il secondo negli Stati Uniti) ha deciso di imporre il ban per vietare gli smartphone a scuola.

Ciclicamente, si torna a parlare degli smartphone a scuola e delle iniziative finalizzate a limitarne l’utilizzo. Lo spunto di oggi è la notizia che giunge da oltreoceano, più precisamente dalla California, dove il consiglio del LAUSD (Los Angeles Unified School District, il secondo distretto scolastico numericamente più esteso degli Stati Uniti) ha deciso di imporre il ban.

LAUSD approva il ban per gli smartphone a scuola

Con 5 voti a favore e 2 contrari, la proposta ha ricevuto il via libera. L’attuazione è prevista a partire dal gennaio 2025 e interesserà anche gli intervalli. Insomma, niente WhatsApp né TikTok nemmeno durante le pause. Ogni istituto sarà libero di definire le modalità che riterrà più consone, ad esempio se obbligare a riporre i telefoni negli armadietti o in un altro ambiente dedicato durante l’orario delle lezioni, dall’ingresso all’uscita.

Come prevedibile, il giro di vite ha generato malcontento sia tra gli studenti (per ovvie ragioni) sia tra i genitori e gli insegnanti, con questi ultimi chiamati a farsi carico del compito di controllare il rispetto della regola ed eventualmente di punire i trasgressori.

Eppure, Jackie Goldberg, presidente del LAUSD, non ha dubbi: L’utilizzo dei telefoni cellulari nelle scuole è fuori controllo, è arrivato al punto che gli studenti non si parlano più guardandosi in faccia, ma si inviano messaggi nonostante siano seduti uno di fianco all’altro. In altre parole, il ban è l’unica strada percorribile.

Una dibattito più vecchio degli smartphone

La discussione in merito all’esigenza di trovare le giuste modalità per l’utilizzo dei dispositivi personali a scuola affonda le sue radici in un passato ormai piuttosto lontano, addirittura a prima che si iniziasse a parlare di smartphone. Rimandiamo a un articolo del 2006 pubblicato su queste pagine, mesi prima che Steve Jobs salisse sul palco dell’evento Macworld per presentare al mondo il primo iPhone.

Proposte simili sono finite più volte anche sul tavolo del legislatore in Italia, naufragando perlopiù in dibattiti sterili tra chi pro e chi contro. Lo stesso ministro Valditara, solo pochi mesi, fa è tornato sul tema, annunciando la definizione di nuove linee guida e dichiarando sconsigliato l’utilizzo anche a fini didattici dello smartphone dalle scuole d’infanzia alle scuole secondarie di primo grado, per le scuole primarie è raccomandato invece l’utilizzo del tablet esclusivamente per finalità didattiche e inclusive.

Proibire è più semplice che educare

Va detto che, di recente, persino UNESCO ha invocato qualcosa di molto simile a un ban mondiale, pubblicando i risultati di una ricerca secondo cui la presenza dei telefoni nelle aule stimola il coinvolgimento in attività non relative alla scuola, influendo sulla capacità di ricordare e comprendere.

Senza per forza doversi schierare a favore dell’una o dell’altra fazione, è legittimo chiedersi se, anziché imporre un divieto a priori, non sia il caso di valutare iniziative differenti, ad esempio puntando sulla formazione, per insegnare il corretto utilizzo di strumenti che, a fronte di rischi ben noti, offrono indiscutibili opportunità sul fronte del supporto allo studio. Proibire, però, è certamente più semplice che educare.

Fonte: LAUSD

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