Quando prendiamo in mano il nostro smartphone troppo spesso diamo poca o nulla importanza a questo gesto. Eppure soltanto pochi anni or sono possedere un telefonino era qualcosa di non possibile prima e non accessibile poi, fino ad una democratizzazione dei prezzi che ha trasformato questo strumento in un elemento irrinunciabile. Uno studio Pew Research Center consente ora di guardare allo smartphone da una nuova (vecchia?) prospettiva, consentendoci di capire quanta importanza abbia per la società ogni singola volta che un utente ha la possibilità di prendere in mano il proprio device.
Lo smartphone riduce la bolla?
Lo studio è stato portato avanti in paesi come Messico, Venezuela, Kenya, India, Giordania, Libano e altri ancora: si tratta di paesi con struttura economica e comunitaria ben differente da quelli occidentali (che troppo superficialmente consideriamo come “standard”). Quel che ne esce è la conclusione per cui laddove i cittadini hanno la possibilità di possedere uno smartphone, minore è il loro isolamento sociale e maggiore è il grado di integrazione tra persone di differente status economico, differente religione o differente estrazione.
Non bisogna tuttavia guardare a questa dinamica in senso deterministico, ossia: non è giocoforza lo smartphone a cambiare la situazione in quanto lo stesso possesso del device è già di per sé sintomo di una serie di situazioni che possono pesare sulle valutazioni (ad esempio chi possiede un device ha probabilmente una miglior possibilità economica rispetto alla media, o una maggior necessità di comunicare con amici e parenti lontani). Tuttavia il dato è conclamato: chi ha uno smartphone è più probabilmente in contatto con persone dal reddito differente o di altra fede religiosa – elementi non certo banali in certi paesi e in certe cornici sociali dalle dinamiche più rigide e controllate. Lo smartphone è sintomo di contaminazione, il dato è indubbio: ben più importante è però capire come, perché e in che modo rendere feconda questa opportunità.
A quanto appare il possesso del device sembra poter avere una conseguenza quale la riduzione di quel “effetto bolla” che da più parti è stato accreditato ai social network, i quali portano tutti gli utenti sulla stessa piattaforma salvo poi ghettizzarli in differenti bolle individuali spesso impermeabili all’influenza esterna. Ma queste dinamiche non vanno confuse: sono tensioni concomitanti e parallele, con lo strumento hardware che consente maggiori comunicazioni e lo strumento online che tende a frammentare la struttura complessiva.
Prendere lo smartphone in mano ogni giorno e interagire con il mondo è tutto fuorché banale. Si tratta di un atto per molti aspetti eversivo rispetto al mondo che eravamo solo pochi decenni fa, qualcosa che ancora non abbiamo compreso fino in fondo. Guardare a quanto accade in paesi che solo oggi stanno vivendo questa evoluzione può aiutare a capire noi stessi, le nostre pulsioni, il nostro modo di agire. Capire noi stessi, guardandoci alle spalle ed a quel che eravamo rispetto a quel che siamo oggi.