Una ricerca della società specializzata
Strand
Consult ha mostrato che nel futuro del mercato della comunicazione mobile
assurge a sempre maggiore importanza la figura del content provider, ovvero
quell’azienda indipendente che fornisce contenuti da veicolare, poi, agli utenti
mobili. Questi servizi a valore aggiunto sono basilari per lo sviluppo del mercato,
visto che tutti gli operatori si aspettano di incrementare la percentuale di
entrate provenienti da servizi dati dall’attuale 12% al 30% nel 2005, fino a
giungere al 50% e più, nell’arco di pochi anni.
Per fare ciò vi è ovviamente bisogno
di un enorme numero di servizi, servizi che l’operatore da solo non può e non
è capace di fornire. Ecco entrare, quindi, in azione i fornitori di servizi
e contenuti, come l’esempio della Corea del Sud insegna. Nel paese asiatico,
infatti, proprio il connubio gestori-service provider, ha permesso un tumultuoso
aumento del mercato stesso, con un settore che è almeno 3 anni avanti al mercato
europeo. Ogni operatore ha sotto di se diverse centinaia di fornitori di contenuti
esclusivi, di ogni genere, nonostante il fatto che ogni service provider può
stringere accordi con un solo operatore. Il problema che i gestori coreani si
sono posti, e che hanno brillantemente risolto, era come fare a gestire così
tanti service provider ed i servizi che da essi derivano. La risposta è stata
la nascita di aziende apposite, spesso direttamente da un costola dei gestori
stessi, dette Master Content Provider, che gestiscono i contenuti di molti service
provider più piccoli e li offrono ai vari gestori.
Questa opera di intermediazione
ha fatto sviluppare velocemente il mercato, con fornitori di contenuti ed operatori
beneficiari di tale crescita. Il Master Content Provider è solo un negoziatore
tra il service provider ed il gestore. Per ogni contratto firmato l’MCP consegue
una certa cifra, dopo di ché tutte le entrate del servizio offerto vengono divise
tra service provider, il 90%, e operatore, il 10%. Oggi i vari operatori coreani
hanno da 5 a 10 MCP con i quali negoziare dei diversi servizi. Questo consente
di scegliere con maggiore efficacia i contenuti da offrire ai propri clienti
e di chiedere espressamente determinati servizi che poi l’MCP farà sviluppare
ad aziende collegate.
In Europa, invece, la figura dell’MCP
non esiste. Esiste al contrario il Mobile Application Service Provider, azienda
terza che vende i contenuti di service provider più piccoli. Le differenze basilari
stanno nella non esclusività del rapporto tra fornitore di contenuti ed operatore
e nel fatto che il MASP solitamente ottiene una percentuale delle entrate provenienti
da ogni servizio, stimabile a circa il 10-15%. Per un fornitore di contenuti
lavorare con un MASP può essere più semplice, visto che da la possibilità di
offrire i propri servizi a diversi operatori. Dall’altra parte la stretta correlazione
che c’è in Corea del Sud tra MCP ed operatore comporta il fatto che il gestore
stesso può accorgersi di un variato trend del mercato oppure può voler puntare
su un qualcosa che non appare ancora del tutto sviluppato e quindi fare richiesta
diretta all’MCP che, a sua volta, pescherà nell’ampio paniere di aspiranti service
provider per fornire il contenuto desiderato al gestore. L’importanza di capire
bene questo meccanismo, che in Corea del Sud è ormai assodato, potrebbe far
pendere la bilancia del successo o dell’insuccesso dei futuri servizi a valore
aggiunto, in Europa, da una parte piuttosto che dall’altra.