Chi si ricorda di quel Mobile World Congress nel quale i foldable fecero capolino per la prima volta celati dietro una teca trasparente e poi immediatamente abbattuti da una qualità precaria che portò rapidamente fuori mercato i primi prototipi? Era l’inizio – complicatissimo – di un percorso che oggi ha trovato il suo primo rettilineo con una generazione 4 destinata a lasciare il segno. L’annuncio di queste ore relativo a Z Flip4 e Z Fold4 cattura gli occhi di noi tutti su un particolare che rischia di eclissare tutto il resto: il punto di piega del display.
La fragilità dei primi modelli costringe a guardare esattamente lì dove il nervo era scoperto, per capire se il problema possa ancora sussistere o cosa significhi un punto di piega per chi ancora non ha preso in mano un foldable. Prima di capire le caratteristiche dei nuovi device, quindi, bisogna anzitutto aprire e chiudere sia il Fold4 che il Flip4, un po’ di volte, per toccare con mano e togliersi il tarlo. Perché la sensazione è chiara: i pieghevoli sono finalmente maturi, questo è un display di cui ci si può fidare.
Si rompe?
No, non si rompe. Sarà l’esperienza a parlare ed a portare in evidenza eventuali fragilità ulteriori, ma ora la sensazione è differente rispetto agli esordi. Le stesse immagini (registrate a Londra in occasione della preview alla quale abbiamo potuto assistere nei giorni scorsi) parlano da sole:
Decine di migliaia di piegature sono la prova provata di ciò che Samsung è riuscito a mettere a punto su questo elemento cruciale del comparto foldable, investendo fortemente per assicurare ai display lunga vita e massime performance. Così la stessa Samsung ha spiegato come si sia lavorato sulla riduzione delle imperfezioni superficiali, arrivando ad ottenere una pellicola che è ben più sottile di un capello, ma che al contempo rappresenta un vero e proprio prodigio fatto a touchscreen:
La piega si vede?
Si, si vede. Si vede perché è reale e non c’è modo di annullarla. Si vede, però, soltanto quando il display è spento ed i riflessi luminosi proiettano la luce senza perdonare alcunché. Si vede dunque, ma non v’è alcun fastidio in questo: si vede perché esiste e, anzi, segnando anche a colpo d’occhio il punto di piega giusto sul quale far leva per chiudere il display. Quando i pixel si accendono e l’immagine è proiettata sul display, la piega scompare e la superficie è un tutt’uno edge-to-edge, sia sul Flop4 che sul Flip4.
Pensare che un foldable dovrebbe nascondere la piega è un modo di pensare che diventerà rapidamente arcaico, poiché immagina il display fisso come uno standard superiore. Così non è e, anzi, molto presto proprio l’impossibilità di piegare lo schermo diventerà un vulnus e l’assenza di una visibile linea di piega sarà vissuta come una mancanza.
La piega si sente?
Quando il display è completamente aperto, il passaggio sullo schermo del polpastrello evidenzia un quasi impercettibile rigonfiamento nei pressi del punto di piega. Al tatto si avverte quel tanto che basta per percepirne la presenza ed avere coscienza del ruolo di quella zona del display: non infastidisce, non danneggia l’esperienza, non crea problema alcuno.
Averne contezza attraverso una delicata sensazione tattile, insomma, non disturba in alcun modo l’esperienza. Può servire, anzi: consente di capire quale sia il punto mezzano del display per organizzare al meglio l’interfaccia, per cercare la giusta posizione e per ridimensionare al meglio le finestre durante la fruizione.
Si sente non è più tabù, si sente e non è più un cruccio: era un problema, ora è una feature (cit.).
La piega è protetta
Per capire come Samsung abbia lavorato sulla piega per assicurare massima resistenza e durata ai propri smartphone, è necessario osservare il meccanismo di congiunzione che lega insieme i due lati del dispositivo. Il meccanismo, pur con differente sviluppo dimensionale, è il medesimo tanto sul Flip4 quando sul Fold4: la cerniera ora protegge anche lateralmente il display, evitando l’ingresso di pulviscolo e particelle pericolose e, al tempo stesso, regolando con precisione le curvature della pellicola per garantirne una dinamica sempre controllata.
Il bordo metallico e la leggera apertura centrale della cerniera sono dunque elementi essenziali per garantire al punto di piega massima durata, risolvendo esattamente quelle fragilità che come un peccato originale impedirono ai primi Fold di arrivare sul mercato. Oggi è tutto un altro foldable, insomma. Anzi, ora il tavolo si ribalta, al punto da immaginare per i nuovi device addirittura maggior resistenza complessiva.
Addirittura più resistente?
Saranno i fatti a parlare, ma c’è un elemento oggettivo ad indicare la possibilità per cui i foldable possano oggi disvelarsi come gli smartphone più resistenti sul mercato. Il motivo è semplice: una volta chiusi, lo schermo non è esposto. Se un Fold4 o un Flip4 cadono rovinosamente, insomma, non c’è possibilità che possano cadere esponendo il film elastico del display pieghevole: potrà rompersi la fotocamera, potrà incrinarsi il display esterno, potrà rigarsi la livrea metallica periferica, ma quello che tutti immaginano come il punto debole sarà sempre e comunque protetto da una struttura a conchiglia che ne custodirà la sicurezza.
Stiamo parlando di strumenti più leggeri rispetto alla generazione precedente, più piccoli e più compatti: la cerniera è stata ottimizzata, la resistenza all’acqua è aumentata (fino ad una certificazione IPX8) e le possibilità di vedere un display rotto sono di fatto minori rispetto ad un Galaxy S22, un modello di fascia media o un modello concorrente.
Quella che era una fragilità che allontanava, oggi è un vantaggio che incuriosisce. Davvero i foldable Samsung potranno addirittura durare più di uno smartphone tradizionale? Parlerà il mercato, parleranno i grandi numeri. C’è più di una ragione, oggi, per pensare che sarà esattamente così.