Secondo quanto si apprende in queste ore, sembra che Samsung sia riuscita a battere, per la prima volta nella sua storia, la rivale Intel nel mondo dei semiconduttori.
Basta tornare indietro allo scorso anno per vedere come la società faceva fatica a tenere il passo rispetto al brand competitor per eccellenza, Intel. Ora si scopre che nel business dei semiconduttori, l’OEM sudcoreano ha registrato i ricavi più alti di sempre, eguagliando e superando le altre società. Ma vediamo l’analisi nel dettaglio.
Samsung batte Intel: i dettagli
Samsung è riuscita ad ottenere una quota di mercato nel mondo dei semiconduttori pari al 12,3%, registrando così, un fatturato di 73,1 miliardi di dollari nel solo anno passato; Intel invece, precipita al secondo poco, con entrate leggermente inferiori (12,2% di guadagni e 72,5 miliardi ottenuti). Come vedete, la differenza è marginale, ma significativa per la compagnia coreana che da sempre lotta per il primo posto.
Sul terzo gradino del podio troviamo SK Hynix, che ha ottenuto una quota del 6,1% nel settore. Qualcomm è scesa al quinto, mentre MediaTek è balzata al 7° posto. Continua infatti la scalata per questo brand di Taiwan. Nvidia è al 9° e AMD è entrata nella top ten.
Parlando nello specifico del rapporto pubblico, sono aumentate le vendite di memoria DRAM, con il 27,9% totale nel mondo dei semiconduttori. Ci sono anche altre aree ad essere cresciute, come il mondo dei chip per le comunicazioni wireless e quello dei SoC per il settore automotive. Proprio questo ha ottenuto una crescita pari al 34,9% annuale.
In poche parole, dalla classifica emersa, si vede che la Cina sta perdendo gran parte delle sue entrate, mentre la Corea del Sud continua a rimanere sul podio. Si legge che le vendite dei chipset cinesi sono scese al 6,5% nel 2021 da un 6,7% ottenuto due anni passati. Pensiamo ad HiSilicon, consociata del mondo Huawei, che in pochissimo tempo ha registrato un calo drastico dell081% in entrate.
Ovviamente, le perdite di questo marchio sono dovute alle sanzioni statunitensi imposte dal governo americano nel 2019 e negli anni successivi.