Samsung Galaxy Z Flip6, lo abbiamo portato a New York: ecco come è andata

Abbiamo messo il Samsung Galaxy Z Flip6 alla prova tra le strade di New York: scatti, IA e qualità che emergono dal quotidiano.
Samsung Galaxy Z Flip6, lo abbiamo portato a New York: ecco come è andata

Il Samsung Galaxy Z Flip6 è piombato sul mercato e ce lo siamo portati immediatamente con noi in viaggio. Proprio la giornata tipo del turista, infatti, è la migliore per mettere alla prova le eclettiche qualità di uno smartphone tanto particolare, che unisce le generose specifiche di cui è dotato ad un form factor che non solo è distintivo, ma per molti versi ha anche ancora molto da dire. L’essere pieghevole, infatti, non è una qualità che si risolve in una semplice questione di ingombro: basteranno poche ore per capire cosa significhi davvero avere un Flip6 in tasca, sempre a portata di mano.

Samsung Galaxy Flip6

Non è soltanto questione di pixel e di potenza di calcolo, insomma: il valore reale del Flip6 emerge dall’esperienza diretta, dalle mille situazioni del quotidiano, come e più di quanto non accada con altri smartphone “standard”. E allora raccontiamo il Flip6 così come si presenta: non per come è stato sviluppato, ma per come è in grado di esaltare l’esperienza del turista. Di cosa può fare per te nel day-by-day.

Flip6, foto e video al volo

Quel che è noto, è il fatto che i due sensori fotografici esterni siano stati potenziati in modo sostanziale rispetto all’edizione precedente e quello interno è in grado di restituire selfie di qualità anche grazie ad uno schermo pieghevole che facilita il compito in molte occasioni. Quel che è meno intuitivo, è il fatto che un foldable di questo tipo, con una fotocamera esterna di tale capacità, sia ideale per foto e video “al volo” senza compromessi. Basta attivare lo schermo esterno, infatti, per abilitare la fotocamera e girare video o scattare foto immediatamente.

Scatti con Samsung Galaxy Flip6

Questione di un istante, insomma, ma non solo: non essendo necessario aprire il device per riprendere con la fotocamera principale, ecco che si avrà in mano un dispositivo estremamente compatto, comodissimo da utilizzare con una mano sola in qualsiasi posizione o contesto. Un esempio? Il video seguente è stato girato guidando la bicicletta, tenendo comodamente (e saldamente!) un device che, una volta richiuso, diventa estremamente compatto. Massima manovrabilità, unita ad una evidente capacità di stabilizzazione dell’immagine: ecco il risultato.

Tutto molto semplice in ogni situazione, soprattutto laddove si vogliono ottenere video d’effetto pur improvvisando all’interno di situazioni sconosciute. Ecco un esempio ulteriore che dimostra la capacità di elevare la tipologia del video rispetto ad uno smartphone tradizionale:

Ecco un esempio registrato invece a Time Square, in condizioni di luminosità decisamente particolari e sfidanti:

Per un risultato più raffinato, invece, si può aprire il Flip6 a 90° ed impugnarlo come fosse una tradizionalissima videocamera: sul display interno comparirà un comodo controller con il quale gestire lo zoom. Tanto lo “zoom in” quanto lo “zoom out” risultano oltremodo morbidi, consentendo così di realizzare video con un tocco che va al di là di quanto solitamente realizzabile con uno smartphone. Ecco un esempio, ancora a Time Square, ma spingendo lo zoom al massimo su una distanza ragguardevole. In questo caso proprio le luci di difficile gestione mettono la messa a fuoco a dura prova quando lo zoom si spinge ai massimi (mentre i risultati sono ben più precisi e raffinati con luce diurna e stabile):

Quanto, come e dove può fare la differenza uno smartphone simile, con un’ergonomia simile, una fotocamera simile ed un’immediatezza simile? La differenza sta proprio nell’inaspettato, in ciò che è improvviso, in ciò che è impreparato:

In questo caso non era ovviamente possibile avvicinarsi più di ciò che siam riusciti a fare, ma con una sola mano è stato semplice puntare l’obiettivo, mantenerlo stabilmente nell’immagine e con lo zoom andare a cercare dettagli imperscrutabili. Il risultato parla da sé.

Special Olympics

Nelle stesse ore in cui scriviamo queste parole, Samsung ha iniziato la propria sponsorizzazione legata alle Olimpiadi di Parigi. I sorrisi dei medagliati, immortalati dal Flip6 Olympics Edition, ben dimostrano quanto qualità e immediatezza possano creare una sinergia esplosiva fatta di emozioni. Lo si chieda a loro quanto possa valere un selfie così:

Selfie olimpici

Tra immediatezza e zoom

Fotografie e colori superbi, soprattutto per uno smartphone che in linea teorica non è un top di gamma tradizionale, ma che vi si eleva sfruttando le qualità della propria natura di pieghevole. La fotocamera principale, infatti, è l’elemento di maggior differenziazione rispetto al Flip5 ed è proprio su questo elemento che Samsung ha voluto costruire un dispositivo che sull’immagine può scommettere gran parte del proprio valore. Non è un Galaxy S24 Ultra, insomma, ma è proprio con quest’ultimo che lo abbiamo voluto confrontare perché è lì che guarda il nuovo Flip: ai vertici, al meglio, alla gamma alta.

Negli scatti più tradizionali le differenze sono impercettibili, regalando al Flip6 un ruolo alto e qualificato. La differenza, semmai, emerge quando si spinge lo zoom oltre il 5X: da questo punto in poi l’S24 conquista punti e già a 10X si possono notare gli sforzi che l’algoritmo tenta (egregiamente) di compiere per garantire qualità al soggetto.

Samsung Galaxy S24 Ultra vs Samsung Galaxy Flip6

Ma il limite sta proprio qui: a 10X il Flip6 è già spinto al massimo, mentre l’S24 Ultra ha ancora ulteriore potenziale da poter esprimere. Ma stiamo parlando dell’S24 Ultra, del resto: il meglio che la gamma Samsung ha fino ad oggi saputo esprimere. Proprio l’S24, da parte sua, non può scontare l’immediatezza di scatto che un Flip6 sa invece garantire grazie a caratteristiche che nulla hanno a che vedere con i sensori, ma che molto hanno a che fare con la user experience.

Samsung Galaxy S24 Ultra vs Samsung Galaxy Flip6

La compattezza non è certo una novità del Flip6, ma una prerogativa di tutti i pieghevoli di questo tipo. Né si tratta di un punto di vantaggio rispetto alla generazione precedente, le cui dimensioni ed il cui funzionamento erano del tutto simili. Tuttavia, con le specifiche ulteriormente migliorate e con una user experience ancor più evoluta, proprio nel Flip6 sembrano convergere tutte quelle condizioni che possono trasformare i foldable in qualcosa di più comprensibile da un mercato che ancora guarda ai pieghevoli con eccessiva diffidenza. I problemi di gioventù degli schermi pieghevoli sono ormai alle spalle ed oggi i vantaggi sono l’unica cosa che conta: tutto ci può diventare ben più evidente con il Flip6 (e con il Fold6) che non con le precedenti edizioni.

Per chiudere, due scatti in piena luce diurna, dove il Flip6 si esalta e sottolinea tutta la seria differenza del sensore rispetto all’edizione 2023. Qui a Central Park:

Immagine scattata con Galaxy Flip6

Qui a Liberty Park:

Scatto Flip6

I colori spenti di alcune prospettive non ingannino il giudizio: il fatto che una giornata uggiosa sia ripresa come tale non fa altro che premiare la fedeltà dello scatto e la discrezione della post-produzione degli algoritmi: altri brand cercano l’effetto speciale con maggior ossessione, lasciando meno libertà all’occhio, alla mano ed all’estro dell’utente. Laddove serviva catturare i colori nella loro naturale espressione, invece, il sensore non si è assolutamente tirato indietro:

Colori a New York

Scusate, c’era una signora che si è frapposta durante lo scatto: eccola eliminata con un’operazione di IA della durata di 10 secondi:

Colori a New York (con IA)

Intelligenza artificiale

Quel che si può fare con l’IA generativa è a dir poco simpatico, se solo questo termine non svilisse la qualità con cui il Flip6 è in grado di farlo. Abbellire uno scatto prima di un post, costruire uno scherzo al volo, elaborare un ritratto: in pochi secondi è possibile dare significato e dinamismo ad un’immagine sfruttando semplicemente la propria immaginazione, il proprio dito e l’apposito pulsante con le stelline dell’IA. Ecco cosa si può (facilmente!) ottenere:

Immagine generativa con Flip6

Ancora una volta è l’immediatezza a fare la differenza. Tutto ciò si sarebbe potuto fare anche con altri smartphone, ma solo sfruttando app a pagamento e qualche minuto di impegno supplementare. Con la nuova generazione dei foldable, invece, tutto diventa facile, immediato e ovviamente gratuito: ci pensa l’IA, basta fornirle l’idea.

Immagine generativa con Flip6

Se il dubbio è nella scelta tra Fold e Flip, con l’IA emerge una differenza ulteriore: avere più pixel a disposizione per le indicazioni grafiche all’IA può essere molto utile per essere più rapidi e precisi. Sotto questo specifico punto di vita, insomma, meglio il Fold6 (con il quale si perde però qualcosa in termini di leggerezza, dimensioni ed ergonomia).

Una nota a latere: a proposito di IA, ecco invece uno scatto che non è stato modificato con l’Intelligenza Artificiale. Ma ritrovarsi una farfalla posata sul proprio Galaxy S24 Ultra mentre ci si sta spostando nel centro di Manhattan con Google Maps per la recensione del Flip6… beh, la cosa ha sicuramente quel tocco magico e sorprendente che spesso solo l’IA sa regalare. Qui l’IA non è intervenuta, invece: è una vera farfalla, su un vero S24 Ultra, ed ha voluto essere immortalata proprio durante i lavori per questa recensione.

Farfalla su S24 Ultra

Interprete

E’ questa una delle novità più interessanti che Flip6 e Fold6 portano sul mercato. La funzione “Interprete” consente di dialogare con persone che parlano un’altra lingua, lasciando che ognuna possa parlare la propria e lo smartphone si occupi di tradurre ambo le lingue in presa diretta. Lo schermo pieghevole fa parte del meccanismo, poiché permette di leggere la traduzione su ambo i lati del device, lasciando gli interlocutori liberi di stare uno di fronte all’altro.

Il sistema è perfetto? Ovviamente non ancora, ma è già un enorme passo avanti rispetto ad ogni altro meccanismo antecedente. Il limite, in questo caso, non sta tanto nella capacità di ascolto e traduzione (le prove effettuate hanno rivelato ottime capacità in tal senso), quanto nel necessario “accordo” che deve esserci in precedenza tra le parti. Per avviare l’Interprete, infatti, occorre frapporre lo smartphone tra le parti, indicando all’interlocutore di guardare lo smartphone per carpire la traduzione istantanea. Quindi occorre far capire all’interlocutore che durante il dialogo sarà necessario cliccare più volte sul display per avviare quello che è pensato come un traduttore per un botta e risposta (e non per un dialogo continuativo di lunga durata). Dev’esserci una sorta di comprensione e consenso antecedenti all’ingaggio comunicativo.

Il sistema è ben più semplice ed immediato rispetto a molti altri, il che consente facili traduzioni al volo per fare un ordinativo al ristorante, per chiedere informazioni per la strada, per un’operazione di check-in e cose simili; con piccoli miglioramenti sull’interfaccia si potrebbe consentire al dialogo di essere ancor più fluido e privo di ostacoli, il che potrà essere indubbiamente introdotto con prossimi update. Le basi, infatti, sono ottime: la funzione Interprete è realmente game changing e per un turista all’estero, soprattutto se non si mastica troppo la lingua locale, può fare la differenza in modo sostanziale.

Negli Stati Uniti le difficoltà maggiori le abbiamo sperimentate a livello di slang e di rapidità nella parlata: in alcuni casi l’interlocutore ha dovuto ripetere in modo più “scolastico” la sua frase affinché lo smartphone riuscisse a carpirla correttamente dal rumore di fondo, ma di fatto si stava mettendo realmente l’IA sotto sforzo poiché il lavoro di listening era in questi casi oggettivamente complesso.

Interprete su Galaxy Flip6

In conclusione: foldable non è solo “piccolo”

Ci sarebbe molto altro da aggiungere, ovviamente. Ad esempio che

  • il display pieghevole non è più un problema sotto alcun punto di vista: visualizzazione ottima, sensazione tattile sulla piega quasi impercettibile, riflessi inesistenti;
  • è ottima anche l’autonomia: intere giornate di esperimenti su video e traduzioni e la batteria da 4000mAh ha supportato le giornate del nostro viaggio a New York nel migliore dei modi;
  • il processore Snapdragon 8 Gen 3 è una garanzia e 12GB di RAM reggono la forza d’urto, il che mette le ali ad uno smartphone che non teme applicazioni esigenti e che sa gestire agilmente ogni carico (pur a fronte di un relativo surriscaldamento percettibile sul lato posteriore privo di display);
  • il nuovo design con minori arrotondamenti sembra accentuare anche la sicurezza dell’impugnatura: tenere in mano il Flip6 chiuso è oltremodo semplice, così come perfetta è l’interfaccia che si adatta automaticamente quando lo schermo è aperto in funzione di videocamera.

Col senno del poi, insomma, ci si rende facilmente conto di come gran parte dei migliori ricordi registrati durante il nostro viaggio sia merito del form factor a conchiglia del Flip6. Questa considerazione consente di capire meglio il dispositivo, andando ben al di là della semplicistica idea per cui “pieghevole” sia semplicemente sinonimo di “piccolo”. Sul Flip6, piuttosto, “pieghevole” assume molti altri significati ed ognuno è indizio di nuove virtù che, a mano a mano, emergono grazie al modo in cui il software traduce le potenzialità in funzionalità del quotidiano.

Samsung Galaxy Z Flip6 è lo smartphone del qui e ora: è la soluzione dell’immediato e la formula ideale da tenere in tasca per produrre in qualsiasi momento, in ogni condizione di scatto, senza che lo strumento possa essere mai di ostacolo a sé stesso. In questa dimensione è di per sé insuperabile e si distingue anche rispetto al Fold, con il quale va a vivere ora un dualismo più netto che premia – ognuna a modo suo – entrambe le formule.

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