L’India è un mercato in crescita ricco di contraddizioni: se da una parte è alta tra il popolo indiano la domanda tecnologica, dall'altra è forte la disomogeneità strutturale ed economica che non favorisce la chiusura della forbice del digital divide. Molte zone fortemente rurali non sono servite dalla stessa connessione di cui godono agglomerati urbani più avanzati: sono ancora molte le aree in cui la connessione è di tipo 2G. E sono ancora tanti gli indiani che sono costretti a connettersi tramite GPRS.
Grazie alle politiche illuminate del governo in tema di innovazione, tante industrie internazionali negli ultimi anni sono state attratte dalla regione. Samsung è una di quelle industrie che crede fermamente nell'investimento in un mercato dai grandi margini di crescita. Già ad ottobre ha investito 300 milioni di dollari a Noida, impiegando ben 45.000 indiani.
Secondo alcune fonti, il gigante sudcoreano non si fermerebbe qui e avrebbe in programma di ampliare la sua forza lavoro assumendo ulteriori 300 ingegneri entro la fine dell'anno per le sue unità di ricerca e sviluppo. Samsung punta ad assumere quanti più laureati possibile uscenti dall'Indian Institute of Technology, ateneo noto come la "casa dei migliori giovani ingegneri dell'India".
Samsung, che nella regione si trova a rivaleggiare con concorrenti molto agguerriti (soprattutto cinesi) sa che puntare sui talenti locali non potrà che aiutare l'azienda a crescere ed espandersi.