Non ci sono dubbi sul successo riscosso dai servizi
i-Mode, l’equivalente giapponese del nostro WAP. Compagnie telefoniche ed aziende
produttrici di telefoni cellulari negli ultimi mesi hanno inviato i propri rappresentanti
in Giappone per comprendere le ragioni alla base del successo di i-Mode e trovare
idee in grado di incrementare i propri profitti.
Il fenomeno si è accentuato soprattutto
dopo la pubblicazione di alcune ricerche di mercato, da parte di stimate società
come la Forester e la Jupiter, riguardo il fallimento dei servizi WAP. Improvvisamente
per molti l’ i-Mode giapponese è diventato l’esempio da imitare per ottenere
una serie di servizi di accesso ad Internet per i telefoni cellulari vincenti
dal punto di vista commerciale.
Nonostante in Giappone il numero di utilizzatori
dei servizi i-Mode continui a crescere a ritmi vertiginosi, tanto da aver richiesto
alcuni mesi fa una temporanea sospensione
delle vendite dei nuovi telefonini, nemmeno questa tecnologia è priva
di difetti. Più di una volta i server di NTT DoCoMo, la compagnia telefonica
giapponese che gestisce i servizi i-Mode, sono andati in crisi lasciando gli
utenti nel panico per diverse ore, senza la possibilità di leggere la
posta, di controllare l’andamento del proprio portafoglio titoli o più
semplicemente di utilizzare servizi più futili come chattare con altri
utenti alla ricerca dell’anima gemella.
I guai non finiscono qui: i primi telefonini dotati
del supporto alle applicazioni scritte con il linguaggio Java sono stati ritirati
dal mercato giapponese dopo che ci è resi conto che non funzionavano
e avevano bisogno di un aggiornamento al software per eliminare parte degli
inconvenienti a cui andavano incontro. NTT DoCoMo è inoltre sotto inchiesta
da parte dell’ Antistrust, decisa a far luce sulle accuse di concorrenza sleale
nel settore delle telecomunicazioni, per avere monopolizzato il mercato dei
servizi Internet per i telefoni cellulari.
Anche in Europa, dove alcune compagnie telefoniche
si preparano a lanciare servizi Internet basati sull’ i-Mode le cose non vanno
meglio: in questo caso gli ostacoli non sono di tecnologici ma di natura legale.
Alcune società si stanno infatti contendendo in tribunale il diritto
all’utilizzo del marchio ‘i-Mode’, questo significa che ancora per alcuni mesi
difficilmente assisteremo al lancio di servizi i-Mode nel nostro continente.