Le leggi giapponesi non scherzano con chi distribuisce
pubblicamente materiale pornografico: le pene possono facilmente arrivare a
due anni di reclusione, con multe di quasi cinquanta milioni di lire.
Nei primi sei mesi dell’anno in questo paese sono
state arrestate circa 100 persone per reati connessi alla diffusione su Internet
di materiale pornografico e numerosi siti sono stati chiusi solo per aver inserito
un link a pagine contenenti materiale ‘vietato’.
I pornografi giapponesi più incalliti sembrano
essersi accorti di recente che i cellulari i-Mode del gestore NTT DoCoMo rappresentano
l’ultima frontiera per continuare la propria attività e diffondere o
recuperare immagini della peggior specie.
La scorsa settimana la polizia giapponese per la
prima volta ha arrestato due persone con l’accusa di aver distribuito attraverso
un telefono cellulare delle immagini pornografiche. Gli investigatori hanno
dichiarato che si trattava di una forma di pubblicità per spingere la
vendita di filmini erotici attraverso Internet.
La compagnia telefonica NTT DoCoMo ha naturalmente
ribadito la propria estraneità ad un utilizzo così lascivo della
propria tecnologia Internet per i telefoni cellulari, un servizio divenuto quasi
un’istituzione fra gli utenti giapponesi. Questi episodi hanno dimostrato purtroppo
l’inefficacia della politica adottata dal gestore di controllare i contenuti
dei siti accessibili attraverso i cellulari i-Mode.