È arrivata una delibera Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) che vuole risolvere una volta per tutto uno dei peggiori problemi della telefonia fissa: il cambio operatore lento e macchinoso. Adesso Agcom porta i tempi di migrazione a 10 giorni dal primo novembre (dagli attuali 20 giorni massimi); dal primo marzo si passa a cinque giorni.
Si sa che cambiare operatore mobile non è proprio una cosa tutta rosa e fiori, ma è un paradiso rispetto alla selva di difficoltà che l’utente affronta su rete fissa. E in particolare quando vuole abbandonare un operatore alternativo per tornare a Telecom Italia. In questo caso, riportano molte le associazioni consumatori, sono frequenti gli intoppi: l’operatore ci mette più tempo del previsto per staccare la linea; per un periodo continua a mandargli la bolletta anche se non offre più il servizio; si rifiuta di dare all’utente il codice di migrazione, necessario per cambiare operatore in modo fluido.
Agcom aveva già affrontato la questione nei mesi scorsi, avviando una grande riforma della portabilità fissa, con il codice di migrazione, appunto. Cosicché adesso è possibile cambiare operatore senza più restare senza servizio (il passaggio di consegne è fluido), in tempi certi e con meno burocrazia. Bisogna solo chiedere l’attivazione al nuovo operatore, che si occuperà della disdetta del vecchio servizio. Il problema che Agcom affronta in questa seconda fase sono i tempi di migrazione. È vero che sono certi, ma sono troppo lunghi se l’utente vuole tornare da Telecom. Sono rapidi solo se vuole lasciarla.
Finora Agcom ha permesso agli operatori alternativi di mantenere questa asimmetria, che di fatto scoraggia i ritorni a Telecom; il tutto è pensato per favorire la concorrenza. Fastweb e Wind vorrebbero che l’asimmetria perdurasse e fanno notare che Telecom Italia ha una quota di mercato schiacciante, rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa. Agcom però ha voluto mettere in secondo piano queste considerazioni, per favorire i consumatori.
Oltre ai tempi più rapidi, mette in campo altre misure. Dal primo marzo, gli utenti avranno un pin, che dovranno dare al nuovo operatore, oltre al codice di migrazione, per avviare la pratica di passaggio. Il pin serve a evitare passaggi non richiesti (il codice di migrazione da solo non basta perché può essere autogenerato dagli operatori). Agcom inoltre stabilisce che gli operatori che attivano utenti senza permesso devono ristabilire le condizioni iniziali, cioè impegnarsi per far ricollegare la vecchia linea. Anche se sarebbe scontato, finora non avveniva così. L’utente migrato a forza doveva risolvere il problema da solo, pagando per riattivare Telecom Italia; l’alternativa era fare causa all’altro operatore.
Si può obiettare che questa riforma farà gli interessi di Telecom, con il rischio di una maggiore concentrazione di mercato. In realtà, facilitando i passaggi, fa gli interessi degli operatori che hanno servizi più affidabili e che riescono a guadagnarsi la fiducia dei clienti. Servirà forse a spingere gli operatori alternativi a migliorare i propri servizi.