Il Festival della Serie A andato in scena nei giorni scorsi a Parma, a ridosso del fischio d’inizio per gli Europei in Germania, ha fornito tanti spunti di discussione e di riflessione, a proposito dello stato attuale e del futuro del massimo campionato di calcio italiano. Tra questi, uno in particolare riguarda la prossima evoluzione di Piracy Shield, la piattaforma anti-pirateria attiva a regime da febbraio e nelle mani di AGCOM. Entro fine anno debutterà quella che può essere definita come la sua versione 2.0.
Le novità del Piracy Shield 2.0
Ne ha parlato il commissario Massimiliano Capitanio, durante il panel intitolato Il Metaverso della Pirateria moderato da Luciano Mondellini, direttore di Calcio e Finanza.
Ha invocato due accelerazioni
, due passi in avanti. La prima dal punto di vista infrastrutturale, per poter gestire una mole di dati superiore rispetto a quella preventivata, causa talvolta di malfunzionamenti. La seconda, invece, di tipo culturale. AGCOM è intenzionata a lavorare per contrastare un fenomeno ritenuto estremamente diffuso, quello della pirateria di tutti contenuti, non solo legati allo streaming degli eventi sportivi, ma anche dei libri e di altre opere.
Capitanio ha scelto di non pronunciarsi sul tema dei prezzi degli abbonamenti, fortemente aumentati per i servizi offerti dai due più importanti player italiani (DAZN e Sky/NOW). Di certo, l’incremento dei costi gioca un ruolo importante in un contesto tanto complesso. Ha però sottolineato come spesso siano state viste illegalmente in streaming anche le partite di Coppa Italia in chiaro su Mediaset
, sostenendo dunque che il problema non sia rappresentato dai costi.
Ricordiamo che, proprio oggi, è arrivata una conferma che farà storcere il naso a molti tifosi. Nessuna partita della prossima Champions League (2024/25) sarà trasmessa in chiaro.
Sanzioni più salate, VPN e applicazioni pirata
Il commissario ritiene le sanzioni necessarie, poiché colpire le piattaforme non è sufficiente
, anticipando un innalzamento della multa minima a 500 euro (dai 150 euro attuali), attraverso l’introduzione di una nuova legge.
La volontà è quella di seguire l’esempio spagnolo, dove un tribunale ha già chiesto ai provider di consegnare l’elenco degli utenti connessi ai siti pirata, così da poterli individuare e punire. In che modo? Attraverso un protocollo inedito che unirà AGCOM, la Guarda di Finanza e le procure.
In merito alle VPN, che permettono di nascondere il proprio indirizzo IP dietro quello di un server localizzato in qualunque paese nel mondo, la volontà è forzare i fornitori a collaborare: Io segnalo che dietro una VPN c’è traffico pirata. O tu ti fai promotore di rimuoverlo oppure ti prendi la responsabilità che tutto possa cadere
.
Infine, un pensiero anche alle applicazioni pirata che permettono la visione delle partite in streaming, senza autorizzazione. Secondo Capitanio, sono troppo diffuse e troppo facilmente raggiungibili: Se andate su Play Store e le prime sette applicazioni sono illegali, c’è qualcosa che non va
.