Quando pensiamo alle truffe telefoniche spesso le associamo a furto di dati personali e denaro. Purtroppo però i pericoli sono molti di più. Nuovi messaggi con prefissi stranieri su WhatsApp possono nascondere un’estorsione sessuale anche a minori se il numero di telefono contattato appartiene a un bambino/a. Ecco perché il pericolo è davvero elevato.
I due prefissi a cui prestare particolarmente attenzione sono +91 e +92, rispettivamente numerazioni provenienti da India e Pakistan. Tuttavia, non è detto che i criminali dietro queste truffe telefoniche siano fisicamente lì. Molto spesso, sfruttando la tecnologia VoIP cercano di nascondere la loro vera posizione geografica, per depistare eventuali indagini.
Cosa succede se rispondi a uno di questi messaggi su WhatsApp lo ha spiegato la vicedirettrice della Polizia Postale, Barbara Strappato, al Quotidiano Nazionale: “Stiamo parlando di un adescamento che può avere molti scopi. E può portare a una truffa romantica, a una proposta fasulla di investimento, a un’estorsione sessuale. Stanno buttando un’esca“.
WhatsApp può diventare teatro di un’estorsione sessuale
I genitori dovrebbero fare molta attenzione se i propri figli hanno uno smartphone connesso con WhatsApp attivo. Messaggi provenienti da numerazioni con prefisso internazionale come +91 e +92 possono essere l’esca per un’estorsione sessuale. I ritmi sono molto più veloci e il rischio ancora più elevato.
La vicedirettrice della Polizia Postale ha specificato: “Su questo bisogna fare una riflessione davvero seria, l’età si è abbassata tantissimo, le vittime sono anche bambini di 9 anni. Dopo alcuni messaggi s’instaura un rapporto di confidenza e ci si scambia materiale intimo. Si finisce con immagini che vengono messe in vendita in gruppi di pedofili“.
Come fanno i criminali ad avere i nostri numeri
Molti si chiedono come fanno questi criminali a essere in possesso del nostro numero di telefono per raggiungerci tramite WhatsApp. La Strappato spiega: “Non è che qualcuno glielo ha dato o che cercano proprio noi. In realtà noi diamo le nostre utenze per molti scopi, per nostra scelta, perché ce lo chiedono per la tessera del supermercato o per un abbonamento al cinema“.
Ovviamente non c’entrano supermercati e neppure cinema. La vicedirettrice della Polizia Postale ha chiarito: “Quando si verificano furti di dati in un sistema informatico di una società medio piccola, non particolarmente forte, quei dati di solito vengono messi in vendita, alla lettera. E lì ci sono proprio i numeri di tutti“.
In questi giorni si sta diffondendo anche la truffa dei messaggi WhatsApp con prefisso +57 dalla Colombia.