Da pochissimi giorni, in commercio è arrivato PALM: un grazioso mini smartphone, di ridotte dimensioni e prestazioni più che discrete. Per molti il nome del device suona più che familiare, magari non per i più giovani, ma è difficile dimenticare un’azienda che ha partecipato alla scrittura della storia dei dispositivi mobili. Come molte grandi realtà, con l’avvento delle tecnologie più moderne, anche Palm ha attraversato un periodo difficile, ma il marchio è rinato grazie alla partecipazione di realtà come TCL (la stessa che ha permesso a Blackberry e Alcatel di avere un’altra possibilità nel settore della telefonia mobile).
La curiosità verso il brand adesso è tanta, da parte di tutti, tanto da portare a chiedersi come Palm ha rivoluzionato il settore dei dispositivi mobili. Lo ha fatto con i suoi palmari, dei veri e propri concentrati di tecnologia per gli anni in cui sono stati lanciati. I primi due in assoluto risalgono al 1996, cioè 4 anni dopo che – nel 1992 – Palm fu fondata e appena un anno dopo essere stata rilevata (nel 1996) da US Robotics. I primi dispositivi a marchio Palm erano Pilot 1000 e Pilot 5000 e segnarono l’inizio di una nuova era.
Palm Pilot 1000 e Pilot 5000
Attenzione, i due device di Palm non furono certamente i primi PDA (Personal Digital Assistant) al mondo. Il primato in questo senso va a Psion Organiser, la compagnia inglese che nel 1982 lanciò Organiser I, il primo vero esempio di un’agenda elettronica avanzata, ma ancora lontano da quello che poi è stato noto a tutti come un palmare.
Ad ogni modo, a portare nelle tasche di milioni di utenti un vero palmare fu Palm e inizio proprio da questi due modelli, nel 1996. I due dispositivi erano realizzati in plastica e presentavano un display, con touchscreen resistivo e risoluzione 160X160, rigorosamente monocromatico. Sullo spazio che oggi definiremmo il bordo inferiore del display c’erano cinque pulsanti (uno verde di accensione e spegnimento e quattro di accesso rapido alle “applicazioni”) e due freccette per andare in alto o in basso.
In alto a destra c’era lo slot per inserire il pennino (altro che S-Pen di Samsung Galaxy Note 10!) mentre sul posteriore c’era lo slot per espandere la memoria, il pulsante reset e – udite udite – il comparto batterie: ci andavano ben due batterie stilo standard. Inoltre, c’era anche un connettore per agganciarlo alla sua speciale station, utile per comunicare con il PC e per eseguire la configurazione iniziale del palmare.
Sotto la scocca di Pilot 1000 e Pilot 5000 c’era il processore Motorola 68328, un chip molto all’avanguardia per l’epoca e attento ai consumi energetici. La sua frequenza di clock era di 16Mhz. Pilot 1000 poteva contare su 128KB di RAM mentre Pilot 5000 arrivava a ben 512KB! Quanto alla memoria interna, non ce n’era. O meglio, c’era, ma era di 512KB riservati esclusivamente al sistema operativo (Palm OS 1.0) e le applicazioni preinstallate. Qualsiasi altra informazione poteva essere salvata solo utilizzando una memoria esterna.
Lo storage aggiuntivo serviva solo per i dati però, perché Palm OS 1 non distingueva fra RAM e ROM (non c’era un file system a regolamentare l’uso delle memorie) e quindi installava e faceva partire le app sfruttando anche la memoria volatile. Per l’epoca, comunque, l’OS era parecchio avanzato: includeva una serie di applicazioni subito utilizzabili (come il calendario, la calcolatrice, le note, l’agenda, la rubrica e una cassaforte per le password) e c’era anche il supporto ai Graffiti. Quest’ultima tecnologia, utilizzabile già sui primi PDA di Palm, permetteva di tradurre in testo e numeri i disegni che venivano effettuati su una precisa area dello schermo (in basso al centro). Funzionalità che ancora adesso, suppur poco, viene sfruttata su smartphone.
I prezzi di vendita
Uno dei punti di forza di Palm Pilot 1000 e Pilot 5000 fu il prezzo, erano entrambi dei dispositivi parecchio abbordabili sotto il punto di vista economico. All’epoca, il prezzo di listino era intorno ai 270€ per Pilot 1000 e 330€ per Pilot 5000. Certo, nel 1996 era una cifra comunque importante, ma inferiore al prezzo medio della tecnologia di consumo (ricordo ancora quando il mio primo PC Desktop con Windows, nel 1999, costò ai miei genitori 5.400.000 lire, bei tempi!).
I primi due PDA di Palm fecero solo da apripista a una serie di modelli successivi che permisero al brand di toccare l’apice del successo, per poi cadere lentamente in basso perché non in grado di adattarsi ai cambiamenti del mercato e delle tecnologie, nonostante le numerose riorganizzazioni aziendali. L’unica certezza è che questo marchio, insieme a quello di Nokia, Motorola e pochi altri produttori, ha contribuito a costruire la storia dei dispositivi mobili!