Da quando la priorità di dare al display la maggior porzione possibile di spazio sulla parte frontale degli smartphone è nata una miriade di soluzioni alternative per alloggiare comunque una selfie camera: dal notch, ai fori nel display, passando per le fotocamere pop-up fino ad arrivare per quelle rotanti. Fin dall’inizio tutti confidavamo in una tecnologia che permettesse di non sfruttare nessuna di queste alternative, permettendo semplicemente alla fotocamera di poter esistere al di sotto dello schermo. I tempi sembrano maturi, la Under-Screen camera di OPPO è realtà e l’azienda cinese l’ha dimostrato al MWC di Shangai.
Cos’è la Under-Screen camera di OPPO
Forse è meglio partire chiarendo cosa non è: non quella che oggi erroneamente definiamo “fotocamera sotto lo schermo“. Non è quella soluzione che implica la presenza di un foro che interrompe la continuità del display su Honor 20, Samsung Galaxy S10 e tutti gli altri (ormai tanti) modelli con uno o due “buchi” sullo schermo.
La Under-Screen camera (USC) è una tecnologia in grado d’implementare la fotocamera frontale proprio sotto lo schermo: non lo interrompe, è alloggiata al di sotto dello stesso e riesce comunque ad assolvere ai suoi compiti convivendo con il pieno utilizzo del display. Non è fantascienza, OPPO ha dimostrato che è possibile arrivare a questo genere di risultato utilizzando un particolarissimo display estremamente trasparente e dunque in grado di far passare la luce necessaria per permettere il corretto funzionamento della fotocamera frontale sia per scattare selfie che per l’utilizzo come sistema di sblocco di sicurezza tramite riconoscimento del volto.
Per aiutare la fotocamera e performare nel migliore dei modi, OPPO ha deciso di utilizzare un sensore con apertura focale più ampia e – dunque – in grado di catturare più luce. Inoltre, lo stesso sensore ha un gran numero di MP, che vengono poi combinati (con la tecnica del pixel binning, ormai utilizzata su molti smartphone con camera da 48MP) in modo da offrire fotografie di buona qualità. Sotto il punto di vista software, il colosso cinese ha messo a punto un algoritmo in grado di migliorare il risultato finale tramite rielaborazione post scatto: secondo quanto dichiarato, la qualità dovrebbe essere paragonabile a quella della maggior parte dei device più famosi attualmente in commercio. Una dichiarazione che cozza un po’ con quanto trapelato ieri, ma vi ricordiamo che la USC è attualmente ancora allo stato di prototipo e passeranno diversi mesi prima che la messa a punto sia finita e la tecnologia sia pronta a essere implementata su uno smartphone da commercializzare.