Stiamo provando ormai da alcuni giorni con continuità il nuovo OPPO Find N2 Flip. Non c’è molto da aggiungere rispetto a quanto già testimoniato nei giorni passati (vedi qui la nostra prima recensione) e tutto quel che resta da fare sono le buone impressioni relative a:
- performance
di livello, senza incespicare mai, con uno smartphone equilibrato che sa il fatto proprio negli ambiti per i quali è stato progettato - fotografia
ideale nei selfie, meno ambizioso nello zoom, potente nella sua conformazione a due schermi che consente fotografie “reverse” grazie allo schermo pieghevole - design
i richiami sono inevitabilmente al flip di Samsung, ma con un plus aggiuntivo: lo schermo esterno estremamente migliore, sia in dimensione che in reattività al tocco
Tuttavia c’era una sfida che più di ogni altra ci interessava verificare a distanza di qualche giorno dall’inizio della nostra prova, ossia la capacità di mantenere la promessa di un display che sa davvero celare al tatto e alla vista la piega centrale. La promessa del resto era questa: ridurre in modo consistente la percezione del punto di piega rispetto alla concorrenza.
OPPO Find N2 Flip alla prova della piega
Il precedente è quello del Galaxy Z Flip4 di Samsung, inevitabile punto di riferimento che ha determinato la nascita di un nuovo standard che OPPO è andato ora a sfidare con il suo nuovo flagship. La scorsa estate le dita passavano sul display cercando la piega e uscendone con soddisfazione: si sente, ma non infastidisce. Si avverte, ma non determina fastidio. Si nota, ma non crea disagi durante l’utilizzo. Insomma: un’opera di rimozione dovuta al fatto che la sensazione di poter avere in mano una pellicola pieghevole era comunque piacevole.
Poi è arrivata la promessa di OPPO: fino al 60% di piega in meno, così da renderla non tanto un problema da rimuovere proattivamente nascondendolo dietro la piacevolezza dell’uso, quanto qualcosa da poter ignorare davvero e in toto. Non solo: nel caso di Samsung, lo status reale del display è emerso a distanza di pochi giorni, quando la pellicola ha davvero preso la sua piega naturale e l’incavo centrale ha raggiunto la sua forma di maturazione.
Con OPPO è andata in modo differente. Questa la situazione dopo cica 10 giorni di utilizzo:
L’immagine è chiara: nessun avvallamento centrale percettibile alla vista quando il display è acceso. E quando è spento? Ecco un ingrandimento, dove la polvere si nota chiaramente mentre nessuna piega riesce ad essere percepita:
Questo non significa che al tatto non si riesca ad avvertire invece qualcosa. La sensazione non è però quella della morbida piega netta percettibile del Flip di Samsung, ma è quella di una più leggera “ruvidezza” che spalma su un’area più ampia le stimolazioni al polpastrello. Ampia quanto? Abbiamo misurato questa fascia con precisione, poiché in controluce l’occhio riesce vagamente a percepirne la presenza grazie ad un gioco di riflessi: si tratta di una fascia longitudinale della larghezza di 1 cm esatto.
Questa è esattamente l’area entro cui la pellicola dello schermo inizia e termina la propria piega. La sensazione che si avverte, però, non sembra essere causata dalla pellicola stessa (come nel caso del Flip Samsung), ma frutto della pressione del dito fino a far emergere le componenti sottostanti di supporto al film sul quale galleggiano i pixel.
La risultante è quella che avevamo già intuito: benché già la sensazione con il Flip Samsung fosse positiva, con OPPO il passo avanti è notevole e si è giunti già quasi a cancellare quello che qualcuno potrebbe percepire come un problema. A questo si aggiungono le rassicurazioni che tanto Samsung quanto OPPO hanno già messo sul piatto: lo schermo pieghevole è destinato a durare per anni e anni, vivendo peraltro protetto da una struttura a conchiglia e quindi subendo meno occasioni di possibile rottura.
Lo schermo, il principale tallone d’Achille nella penetrazione dei Flip sul mercato, potrebbe dunque diventarne presto elemento di forza. Se è vero che lo schermo rotto è il primo motivo assoluto di sostituzione di uno smartphone, uno schermo più protetto (perché chiuso) e meno rigido (poiché elastico) potrebbe rispondere meglio alle sollecitazioni d’uso e di caduta, aggirando così l’elemento che più di ogni altro stronca la lunghezza del ciclo di vita dei device. Proprio gli smartphone che in molti avvertono superficialmente come più fragili (i bias legati ai display flessibili saranno duri da rimuovere), potrebbero rivelarsi invece più duraturi.
A tal proposito soltanto il tempo potrà dare risposte precise: lo capiremo soltanto entro un biennio, tempo entro il quale un’altra generazione di smartphone tradizionali si sarà fermato ai box per sostituire il vetro e una nuova generazione di foldable avrà rivelato la propria resistenza. Nel frattempo sia fugata la prima forma di resistenza: la piega non è più un problema e forse non lo è mai stata. OPPO ci ha messo definitivamente una pietra sopra.