È davvero difficile accontentare tutti a questo mondo. Niente di più vero e lo stiamo vedendo proprio in merito all’arrivo del nuovo digitale terrestre. Molti utenti non sono felici di dover acquistare un nuovo televisore compatibile alla tecnologia del DVB-T2. Altri ritengono il Bonus TV sia troppo misero per chi, in difficoltà, è costretto ad affrontare una spesa non preventivata. Alcuni cittadini, proprio in questi giorni, stanno lamentando il fatto che alcuni canali della Rai sono scomparsi, mentre altri non hanno voglia di dover effettuare tutte quelle risintonizzazioni consigliate per accedere alle novità. Nel calderone di tutte queste polemiche, più o meno legittime, spuntano anche molte preoccupazioni per il futuro delle emittenti locali che si trovano costrette a esborsare somme cinque volte più alte per aggiudicarsi le frequenze di trasmissione. Un problema che va ben oltre i semplici disagi.
Digitale terrestre: le nuove frequenze costano troppo per le emittenti locali
Siamo di fronte a un’evidente distorsione di mercato che rischia di impedire la prosecuzione dell’attività di molte emittenti. Le richieste economiche delle società aggiudicatarie delle frequenze sono di cinque volte i prezzi attualmente praticati dagli operatori di rete.
È questa la denuncia del Consigliere Regionale delle Marche, Anna Menghi, che – insieme ad altri consiglieri della Regione – ha redatto la mozione “Richiesta di azione tempestiva del MISE a tutela dell’emittenza televisiva locale“, approvata all’unanimità il 15 febbraio 2022. Il tema si scontra con le presunte incongruenze del nuovo digitale terrestre:
Senza uno stop alla sottoscrizione dei contratti per ridiscuterne i termini economici – continua la Menghi – le emittenti marchigiane saranno gravemente danneggiate dopo che, per decenni, hanno svolto un servizio indispensabile all’informazione locale.
In poche parole, le emittenti locali, in questo caso marchigiane, ma si tratta di un problema generalizzato a livello nazionale, si trovano costrette a pagare somme esose per potersi assicurare le frequenze del nuovo digitale terrestre atte alla trasmissione della loro programmazione regionale. I prezzi, stando a quanto denunciato dalla Giunta del Consiglio Regionale delle Marche al Mise, sarebbero di 5 volte più alti rispetto ai precedenti. Fermo restando che il Governo Italiano aveva garantito che i nuovi costi non dovevano essere peggiorativi rispetto ai precedenti.
Promesse a garanzia non mantenute
In realtà, sembra proprio che stia succedendo l’esatto contrario. A dichiararlo è sempre il Consigliere Regionale Anna Menghi che ha così concluso esprimendo i motivi che hanno spinto la Giunta a formalizzare questa denuncia:
Il bando del Mise aveva già disposto che non potessero essere peggiorative rispetto a quelle praticate al momento della pubblicazione del bando di gara, ma la fretta dai funzionari del Ministero nel portare a termine il procedimento ha impedito alle emittenti di avere precise garanzie sul futuro. Le emittenti che sono state e sono tuttora espressione identitaria delle nostre comunità locali devono avere la continuità di un servizio che è garanzia di pluralismo, oltre che fonte di lavoro e occupazione.
Non ci resta che attendere nuovi sviluppi su come il Mise agirà di fronte a questa situazione che, molto probabilmente, metterà in ginocchio le emittenti locali non solo delle Marche, ma anche di tutta Italia di fronte al nuovo digitale terrestre. Ciò si traduce in nuovi posti di lavoro a rischio disoccupazione.
Nel frattempo la Regione Sicilia ha chiesto di rinviare a un anno l’arrivo del nuovo digitale terrestre. I motivi sono pressoché gli stessi: molti cittadini devono ancora adeguarsi con apparecchi compatibili alle nuove tecnologie di trasmissione, mentre le emittenti locali si vedono penalizzate da costi e aggiornamenti che attualmente non riuscirebbero a sostenere.