Riprendono le polemiche per le tariffe telefoniche
di Telecom Italia, quelle che dal novembre dello scorso anno hanno rivoluzionato
le abitudini degli italiani, introducendo la tariffazione a secondi nelle chiamate.
Nel passaggio al nuovo regime tariffario, che mandava
definitivamente in pensione il concetto di ‘scatto telefonico’, l’Authority
aveva stabilito che doveva essere rispettato il criterio di invarianza della
spesa e aveva utilizzato i dati forniti da Telecom Italia, basati sulle abitudini
degli italiani nel corso del 1998, per arrivare alla conclusione che la nuova
tariffa Tat non avrebbe influito negativamente sulle bollette degli utenti.
In base ai dati di Telecom Italia per il 1998,
il 48% delle chiamate fatte dagli italiani sono brevi (dove la Tat ha portato
un risparmio del 10% circa) e solo il 36% ha durata media, per le quali si è
avuto un aumento del 34%.
L’inchiesta è partita per una incoerenza
con i dati presentati da Telecom l’anno precedente, quando sosteneva che le
telefonate brevi erano il 35% e quelle di durata media il 49%. Possibile che
sia bastato un solo anno per far cambiare in modo così radicale le abitudini
degli italiani ?
L’Authority sembra voler andare in fondo a questa
faccenda e ha incaricato un’importante università italiana di verificare
l’attendibilità dei dati di Telecom, in attesa di quelli relativi alle
abitudini di consumo del 1999.