Scene di grande violenza giungono dall’India, dove in uno stabilimento presso cui vengono assemblati iPhone SE è scoppiata una rivolta dei dipendenti che nella notte hanno messo l’azienda sotto assedio. Scene di distruzione sono arrivate direttamente dagli uffici della Wistron, come testimoniato su Twitter da TOI Bengaluru:
Karnataka: #Violence at iPhone production plant run by Taiwan-based #Wistron Corp at Narasapura (in Kolar district) near #Bengaluru.
Employees allege they have not been paid properly. pic.twitter.com/GKbeFeyRKc
— TOI Bengaluru (@TOIBengaluru) December 12, 2020
Il problema non è direttamente correlato ad Apple o alla nuova linea iPhone, ma inevitabilmente vi avrà forti ripercussioni. Apple sta infatti cercando di alleggerire la propria presenza in Cina puntando sull’India e altri paesi orientali, così da differenziare le proprie partnership ed evitare che gli scontri USA-Cina possano pregiudicare le linee di produzione. Al tempo stesso il gruppo chiede il rispetto di specifici parametri alle aziende che collaborano con Cupertino, così da poter garantire una filiera di qualità sotto ogni singolo aspetto. Questo incidente potrebbe ora chiaramente pregiudicare i rapporti con la Wistron (in essere fin dal 2017), o quantomeno saranno necessari immediati approfondimenti sull’accaduto.
Negli scontri sarebbero coinvolti direttamente i dipendenti del gruppo, i cui stipendi sarebbero stati arbitrariamente tagliati negli ultimi mesi ed i cui versamenti sarebbero con il contagocce nelle ultime settimane. Vetrate distrutte, auto ribaltate nei garage dello stabilimento, incendi appiccati ed una tensione evidente che non andrà a risolversi rapidamente se non con interventi alla radice del malessere a monte degli scontri. La situazione sarebbe tornata sotto controllo solo dopo varie ore ed a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine.
Wistron è una azienda con sede a Taiwan che negli ultimi mesi aveva aperto vicino a Bangalore con la promessa di un vasto numero di assunzioni. Facendo leva su questa promessa aveva ottenuto anche facilitazioni da parte delle autorità locali, le quali avevano intravisto in questa possibilità una leva di riscatto per la popolazione locale. A fronte dei mancati pagamenti e delle promesse non mantenute, è facile comprendere l’origine degli attriti da cui è scoppiata la rivolta (le cui immagini non possono che pesare anche in occidente, dove i disequilibri delle catene produttive sono da tempo al centro di nuove riflessioni sulla natura dei processi di sviluppo tecnologici e degli equilibri del mondo del lavoro tra Occidente ed Oriente).