Uno dei requisiti necessari prima di commercializzare uno smartphone è il superamento del test CTIA, gruppo commerciale del settore wireless degli Stati Uniti: le batterie devono rispondere ai criteri stabiliti dall’Institute of Electrical and Electronics Engineers.
Secondo un rapporto del Wall Street Journal, Samsung sarebbe andata contro l'usuale prassi, testando, viceversa, le batterie per conto proprio, visto che uno dei 28 laboratori certificati dalla CTIA appartiene all'importante società sudcoreana.
La procedura, agli occhi di tutti, non è proprio ortodossa: Apple, ad esempio, testa le proprie batterie presso stabilimenti certificati CTIA appartenenti a terzi. Stessa cosa fa Lenovo per i suoi Motorola. Eppure Samsung ha dichiarato che i test usciti dai suoi laboratori non hanno evidenziato problemi nelle unità Galaxy Note 7 originarie e in quelle sostitutive. Dichiarazione che, nei fatti, è poi stata smentita.
Galaxy Note 7
Accusata di andare contro la prassi, venerdì Samsung ha precisato che, per quanto riguarda i processi di garanzia di qualità, è intenzionata a fare "cambiamenti significativi" dopo la disavventura del Note 7.
Rassicura tutti Tom Sawanobori, Chief Technology Officier presso il CTIA, dichiarando che i laboratori che effettuano i test sono altamente qualificati e non si lasciano influenzare da ingerenze delle società produttrici.
Fase cruciale dei test CTIA è costituita dalla verifica del corretto funzionamento dei cellulari mentre sono sotto carica e durante le chiamate (momenti in cui sono più predisposti al surriscaldamento).
Eddie Forouzan, membro del comitato IEEE che ha sviluppato lo standard della batteria, non punta l'indice verso Samsung ma interviene in maniera morbida: spera che Samsung rilasci il più rapidamente possibile i dettagli dei suoi test sulle batterie per cercare di capire se i test stessi hanno bisogno di subire modifiche ed essere migliorati. «Ci dicano che cosa è successo, per permetterci, così, di sistemarlo», è quanto ha dichiarato.