Note 7 sotto tortura, la risposta di Corning

La società produttrice della tecnologia proteggi-schermo contesta i metodi con cui sono stati condotti i test.

Aveva visto qualche giorno fa il video pubblicato da Jerry Rig in cui, come è sua consuetudine, maltrattava il telefonino di turno. Questa volta a finire sotto torchio è stato Galaxy Note 7, protetto dal nuovissimo Gorilla Glass 5 di Corning.
Il test risultava impietoso nei confronti di questa tecnologia: le puntine di Rig scalfivano con relativa facilità lo schermo del Galaxy Note.

Jonny Rig senza pietà
Jonny Rig senza pietà

A qualche giorno di distanza arriva la risposta da parte della società produttrice di Gorilla Glass: Corning non ci sta. A suo dire, il test è stato condotto «in una maniera non controllata».
I test effettuati nei propri laboratori hanno dimostrato tutt’altro e, nella fattispecie, che una punta di durezza 3 non è in grado di lasciare gli stessi segni che invece sono capaci di produrre punte quelle di durezza 5 o 6. Secondo Corning i graffi che si vedono nel video, in realtà sono residui della punta 3 (che è più leggera del vetro) rilasciati sul display. Ad occhi inesperti la traccia di residui della punta possono sembrare dei graffi. Anche perché, secondo Corning, questo tipo di residuo si incolla al vetro e risultando difficile da rimuovere con un panno dà proprio l'idea di un vero e proprio graffio.
In pratica, l'intervento di Corning ribalta quanto si evince dal video che risluta quindi ingannevole. Anzi, la protezione a suo dire è così forte che è meglio non giochicchiare con i nostri cacciavite sullo schermo: rischieremmo di rovinare le punte.

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