Luci e ombre del mondo NFT. Lo scorso anno, l’esplosione di un mercato fino a poco tempo prima frequentato solo da una ristretta nicchia di appassionati e addetti ai lavori, oggi diventato terreno di conquista per artisti, collezionisti e speculatori. A sottolineare l’esigenza di fare i conti anche con il risvolto della medaglia, con il lato oscuro del trend, è la piattaforma statunitense Cent impegnata proprio nel gestire la compravendita di questi asset digitali.
Il caso Cent: troppi NFT fake e plagiati
I vertici hanno deciso di interrompere il trading di gran parte dei contenuti gestiti dopo aver individuato attività illegali, riguardanti in primis la cessione non autorizzata di Non-Fungible Token copiati o realizzati partendo da contenuti dei quali non si detengono i diritti. Insomma, fake e plagi. Per meglio comprendere la situazione, riportiamo di seguito in forma tradotta la breve dichiarazione affidata da Cameron Hejazi (co-fondatore e CEO) alla redazione di Reuters.
C’è uno spettro di attività in corso che, sostanzialmente, a livello legale non dovrebbe verificarsi. Continua ad accadere. Potrebbe mettere al bando gli account che lo fanno, ma sarebbe come giocare ad acchiappa la talpa… Per ogni ban ne spunterebbe un altro o altri tre.
Cent non è l’ultima realtà arrivata nell’ambito NFT. È stata, tra le altre cose, quella scelta da Jack Dorsey (creatore di Twitter) per mettere all’asta il suo primo post sul social network. Così facendo, sono stati raccolti 2,9 milioni di dollari devoluti poi in beneficenza a GiveDirectly, organizzazione non profit che si occupa di combattere la povertà nel continente africano.
Lo stesso problema è stato messo in evidenza nelle scorse settimane da Nike. Il brand ha presentato formale denuncia nei confronti della piattaforma StockX, accusata di aver messo in vendita NFT ispirati alle proprie calzature, senza averne il permesso. Qualcosa di molto simile è accaduto anche al marketplace HitPiece in relazione ai brani musicali.