Narwal Freo Z Ultra è un robot aspirapolvere, che lava i pavimenti e che si mantiene pulito ed efficiente quasi totalmente in autonomia. Queste sono le premesse, almeno, ma è davvero come sembra? Si tratta realmente di un prodotto che permetterà di farsi vanto di pavimenti super puliti e sempre in ordine, senza aver fatto il minimo sforzo per ottenerli?
Chi investe centinaia di euro in soluzioni di pulizia automatiche si aspetta esattamente questo, ma capita che rimanga solo un’idea e – all’atto pratico – si debba intervenire fin troppo spesso per garantire un buon funzionamento del prodotto, nel lungo periodo.
Nella mia recensione ho deciso di dedicarmi a quello che probabilmente interessa maggiormente chi sta valutando il suo acquisto. Ho cercato cioè di rispondere alla domanda: funziona davvero come viene descritto? L’ho fatto mettendo Freo Z Ultra un po’ (tanto) in difficoltà.
Narwal Freo Z Ultra alla prova, ma non in casa
L’ultimo modello dell’azienda cinese, che si è già fatta ampiamente apprezzare in Italia per altri modelli di robot aspirapolvere ben riusciti, promette di essere quasi del tutto indipendente. Aspirerà e laverà i pavimenti mettendo insieme un ottimo hardware, un doppio processore dedicato all’intelligenza artificiale e un software capace di “pensare” in autonomia a come pulire gli ambienti, riservando trattamenti differenti a ogni stanza.
Ho preso molto sul serio queste premesse, decidendo di provarlo per un mese in un ambiente dove è difficile mantenere i ritmi, se non si è davvero dei numeri uno: un frequentatissimo ambulatorio veterinario. Abbiamo affidato a lui le pulizie serali e a volte (spesso) anche quelle di metà giornata: nessuno doveva aiutarlo. Ecco com’è andata.
Unboxing e montaggio: è un pezzo di design
L’eleganza del robot e della sua base di ricarica colpisce immediatamente: è un prodotto bello, che non si sente l’esigenza di nascondere il più possibile, per evitare che risulti un pugno nell’occhio nella stanza. Nonostante la base di ricarica abbia dimensioni particolarmente generose, ben giustificate da tutto quello che ospita, è piacevole da guardare. Il robot, quando è a riposo, sparisce al suo interno, evitando anche di essere accidentalmente urtato.
La base di ricarica è ampia, ma c’è un motivo, come anticipato. Al suo interno, ospita:
- serbatoio per l’acqua pulita (da 5 litri);
- serbatoio per l’acqua sporca (da 4,5 litri);
- sacchetto per la raccolta della polvere (da 2,5 litri);
- confezione del detergente (che viene aggiunto in automatico a ogni lavaggio).
Ci sono due accessi alla base: dall’alto, per estrarre i serbatoi, e dal basso per gestire il sacchetto della polvere e del detergente. Sotto, c’è l’ingresso del robot. Al suo interno, un vassoio rimovibile: praticissimo da estrarre e lavare, di tanto in tanto, anche se si sporca pochissimo. Sulla parte superiore c’è un piccolo centro di controllo, composto da tasti, che permettono di avviare rapidamente le pulizie oppure di richiare il robot alla base.
Il robot è in tinta con la sua base ed è anch’esso elegante nel design. Superiormente c’è l’ormai nota “torre” necessaria per la scansione LiDAR degli ambienti mentre anteriormente ad attirare l’attenzione sono i suoi “occhi”. Infatti, ci sono ben 2 videocamere che permettono al robot di rilevare gli ostacoli ed evitarli, grazie a un’intelligenza artificiale che è in grado di riconoscere gli oggetti e carica persino una fotografia dello stesso, direttamente all’interno dell’applicazione per smartphone.
All’interno della confezione di vendita ho trovato due piccoli “peluche”, che d’impatto non sapevo a cosa sarebbero serviti. Ho scoperto poco dopo che si montano sul robot, lateralmente, e offrono una feature unica: quando inseriti, se attivata permette di usufruire anche della pulizia dei battiscopa. Se ne monta solo uno, che è sufficiente, il secondo fornito in dotazione è di riserva.
Sotto il robot, attirano l’attenzione la spazzola antigroviglio e la presenza di due piccoli panni rotanti per lavare il pavimento.
Configurazione e un po’ di dati tecnici
Come anticipato, preferisco dedicare gran parte di questa recensione alla mia opinione sull’esperienza d’uso, meno ai tecnicismi. Qualche informazione è fondamentale, tuttavia. Oltre a quanto già accennato – e cioè alla presenza di scansione degli ambienti tramite scanner LiDAR e di doppia videocamera ad alta risoluzione per riconoscere gli ostacoli – vale la pena menzionare la presenza di due processori: a quello principale, cuore pulsante del robot, ne è affiancato uno dedicato all’AI, che è il suo cervello. Già, questo sistema sembra quasi un essere pensante, tanto è sicuro di sé quando è in azione, e non mi sento di esagerare. Pensa a tutto lui, sa tutto lui, gestisce tutto lui e la cosa più interessante è che sembra sapere davvero quello che fa.
Le altre caratteristiche hardware più importanti riguardano, per quanto riguarda la base:
- sistema per scaldare l’acqua, sia per il lavaggio dei pavimenti sia per il lavaggio dei suoi moci, da 45 fino a 75 gradi centigradi;
- gestione automatica del serbatoio dell’acqua pulita e di quello di quella sporca (grazie ai serbatoi grandi posizionati all’interno della base di ricarica);
- pulizia automatica dei panni di lavaggio (con acqua calda e sanificazione tramite elettrolisi dell’acqua) e asciugatura degli stessi;
- raccoglimento automatico della polvere, che passa dal serbatoio del robot a quello della base, dove viene raccolta nell’apposito sacchetto e “compressa”, così da poterne stoccare di più. Lo stesso dovrebbe durare fino a 90 giorni: un dato che si è rivelato essere potenzialmente attendibile. Tuttavia, avendo provato Freo Z Ultra in un ambulatorio veterinario, la durata dello stesso è stato inferiore: dopo 1 mese è stato necessario procedere al cambio, ma è un dato del tutto in linea con il tipo di lavoro svolto dal robot. Il sacchetto è sanificato di frequente con aria calda per prevenire la formazione batteri.
Caratteristiche salienti del robot:
- pressione dei panni rotanti, durante il lavaggio dei pavimenti, che arriva fino a 12 Newton (equivale a una pressione costante che arriva a circa 1,2KG, un dato importante);
- spazzola antigroviglio realmente efficace: non si è mai riempita di peli o capelli;
- sistema di pulizia dei battiscopa: utile fino a un certo punto;
- potenza di aspirazione massima di polvere e detriti solidi impressionante: fino a 12000 Pa, che raramente ci sarà bisogno di utilizzare, secondo quanto ho rilevato dai miei test.
La configurazione del robot, complice l’applicazione super intuitiva è stata semplice e veloce. In pochissimo tempo, ho avuto il pieno controllo del sistema dal mio smartphone. La prima cosa che gli ho chiesto di fare è stata quella di mappare tutti gli ambienti, naturalmente. Ci ha messo pochissimi minuti, restituendo una mappa perfetta dell’ambulatorio.
L’applicazione permette il controllo a 360 gradi del robot (amche da remoto, essendo collegato a Internet tramite WiFi) ed è così ricca di opzioni, che è servito qualche giorno per esplorarle tutte. Non c’è da spaventarsi però: è un software alla portata di tutti. Infatti, l’organizzazione della pulizia può essere affidata totalmente al sistema. Grazie alla modalità “Freo Mind“, la pulizia del robot può essere automatica e anche la manutenzione (quel poco che è necessario fare) è guidata. Insomma, un software che si adatta agevolmente all’utente, permettendogli di imparare a conoscere il potenziale del robot, mentre inizia a godere dei benefici del suo utilizzo.
La prova: oltre un mese di utilizzo continuativo
Mettere alla prova un robot che aspira e lava all’interno di un ambiente complesso come un ambulatorio veterinario é una bella sfida. Quello che non mi aspettavo è che riuscisse a vincerla senza nemmeno dover usare al massimo il suo potenziale di aspirazione e di lavaggio.
Da subito, mi sono affidata alla modalità “Freo Mind”, lasciandogli decidere praticamente tutto in autonomia. Si è occupato di pianificare il percorso, di raggiungere i singoli ambienti, riconoscendo il tipo di pavimento e decidendo con quale intensità aspirare e lavare in base al tipo di sporco. La tecnologia DirtSense 2.0 riconosce il tipo di sporcizia e adatta la pulizia di conseguenza, continuando a insistere sulle zone, finché non le reputa pulite.
Quello che mi sono limitata a fare ogni giorno, è stato semplicemente scegliere quali stanze chiedergli di aspirare e lavare, senza preoccuparmi del resto. Naturalmente, il mio intervento è stato necessario anche per riempire il serbatoio dell’acqua pulita e svuotare quello dell’acqua sporca. A proposito di questo, bisogna sottolineare che di acqua ne consuma parecchia, ma a me questo non è dispiaciuto: significa che i pavimenti si bagnano davvero, in fase di lavaggio, e che anche la pulizia dei panni è fatta in modo adeguato.
Preferisco dover riempire il serbatoio più spesso, che accontentarmi di lavaggi effettuati quasi a secco. Inoltre, complice probabilmente la formulazione del detergente in dotazione, ho notato che i pavimenti si asciugano parecchio rapidamente.
Il risultato di pulizia, optando per la modalità che aspira e lava in un solo passaggio, è stato eccezionale da subito e non ha praticamente mai deluso le aspettative. Lasciando decidere a lui come comportarsi e come gestire la sessione di pulizia non mi sono mai trovata nella posizione di dover intervenire per correggere il suo modo di lavorare: è stato sempre autonomo, garantendo un buon risultato finale.
Raramente, forse solo in un paio di occasioni, ho trovato a terra qualche detrito o pelo e praticamente mai ho riscontrato la persistenza delle macchie dopo il suo passaggio. Il lavaggio è realmente efficace ed è sicuramente merito della importante pressione che il robot è in grado di applicare durante la pulizia con i suoi panni.
Dopo aver pulito una stanza, il robot – che non dispone di un serbatoio interno di acqua – torna alla base per lavare i panni, inumidirli e procedere alla pulizia dell’ambiente successivo. Ho apprezzato questo schema perché assicura la pulizia costante dei panni stessi, che diversamente rischierebbero di essere progressivamente sempre più sporchi, riducendo la qualità del risultato finale.
Alla fine di ogni sessione di pulizia, una volta tornato alla sua base, si è occupato di lavare a caldo, sterilizzare e asciugare i suoi panni rotanti. Un’operazione decisamente importante, che preserva la durata nel tempo dei panni stessi ed evita il tipico cattivo odore dovuto all’umidità e alla conseguente creazione di muffe. Allo stesso modo, anche il sacchetto di raccolta della polvere della stazione di ricarica viene riscaldato per prevenire la formazione di batteri, dopo lo svuotamento del serbatoio di raccolta del robot.
Efficace la gestione degli ostacoli, potenziata dall’intelligenza artificiale, che è possibile vedere in azione direttamente tramite l’applicazione per smartphone. Infatti, alla fine di ogni sessione di pulizia (o anche durante la stessa) aprendo l’app è possibile guardare dove sono stati riscontrati degli ostacoli, che vengono segnalati sulla mappa degli ambienti. Cliccando sulle piccole icone, se la modalità è attiva, è possibile accedere a una fotografia dell’ostacolo rilevato, al quale il software tenta di dare anche un’identificazione. Quest’ultima non è sempre precisa, ma lo è stata nella stragrande maggioranza dei casi.
Sempre tramite applicazione, è possibile seguire l’intera sessione di lavoro del robot, guardandolo virtualmente mentre si muove all’interno degli ambienti e anche leggendo un vero e proprio registro delle attività, che permette di sapere in tempo reale a che punto è la pulizia. Ogni aspetto del robot, sebbene possa essere completamente automatizzato, è controllabile tramite app.
Come anticipato, montando l’apposito accessorio è possibile pulire (a secco naturalmente) i battiscopa. Una funzionalità che ho utilizzato un paio di volte e poi ho preferito disattivare: sebbene possa risultare una comodità, ho notato che influiva eccessivamente sull’autonomia energetica del robot, che altrimenti si è sempre mostrata all’altezza delle aspettative. Solo in un paio di occasioni, portando al massimo l’aspirazione (per mero scopo di test) ha avuto bisogno di tornare alla base di ricarica prima di finire le pulizie dell’intera struttura. Lasciando il robot in modalità “Feo Mind”, il problema non c’è mai stato. In effetti, sfruttare la potenza massima si è rivelato inutile persino per un ambiente che può rivelarsi particolarmente bisognoso di pulizie, come quello che abbiamo utilizzato per la fase di test.
Quanto alla rumorosità, che per questo genere di prodotto può essere un problema, non ho avuto difficoltà. Meno rumoroso della media, si fa sentire un po’ di più solo quando l’aspirazione è impostata sulla massima modalità. Addirittura, all’interno dell’applicazione è possibile attivare la modalità “non disturbare”, che renderà ogni operazione (anche quelle che avvengono all’interno della base di ricarica) particolarmente silenziosa in determinate fasce orarie.
Mettere alla prova Narwal Freo Z Ultra all’interno di un ambulatorio veterinario ha avuto lo scopo di portare al limite il potenziale del prodotto o almeno cercare di farlo. Infatti, dopo oltre un mese di utilizzo continuativo ho tratto la conclusione definitiva: potrebbe gestire ambienti ancora più sporchi di quello. Ho maturato questa consapevolezza semplicemente perché non c’è mai stato bisogno di spingerlo al limite per ottenere buoni risultati. Lasciandolo in modalità automatica, ha sempre saputo gestirsi al meglio, al fine di garantire risultati incredibilmente soddisfacenti dosando al meglio le sue risorse.
Bonus: è anche una videocamera di sorveglianza
Le due videocamere integrate all’interno del robot possono funzionare anche da sistema di videosorveglianza, che dalla sua ha anche la particolarità di potersi muovere negli ambienti,a differenza di una normale videocamera.
Attivando la funzionalità direttamente dall’applicazione è possibile mandare in giro il robot, controllandolo da remoto con un joystick virtuale, visionando gli ambienti proprio tramite le sue camere. Allo stesso modo, si può accedere anche mentre il robot è in fase di pulizia e si muove in autonomia.
Una feature che può risultare uno sfizio nella maggioranza dei casi, ma che in alcune circostanze può anche rivelarsi particolarmente utile. Provando la funzione, ho avuto modo di apprezzare l’ottima risoluzione delle camere, anche in notturna. Al fine di tutelare la privacy, quando viene configurata questa feature è richiesta l’impostazione di un PIN a 4 cifre: successivamente, sarà possibile accedere alla visione in tempo reale solo dopo l’inserimento del codice.
Considerazioni finali
Abbinando al suo potenziale una manutenzione che è limitata alla sostituzione dei componenti soggetti a usura e a una pulizia saltuaria dei sensori e del vassoio della base di ricarica, Narwal Freo Z Ultra ha vinto. Si tratta realmente di un sistema completo, in grado di prendersi cura dell’igiene dei pavimenti, facendo quasi tutto da solo e offrendo a chi lo utilizza il lusso di non doversene più occupare, nemmeno in presenza di animali domestici.
L’investimento richiesto per l’acquisto non è particolarmente contenuto, ma – considerando quello di cui è capace – vale quello che costa. Narwal Freo Z Ultra ha garantito una pulizia impeccabile di ogni ambiente dell’ambulatorio veterinario, anche dopo intense sessioni di lavoro e questo significa solo una cosa: mantenere in ordine un abitazione privata, anche se affollata di persone e animali domestici, non sarà un problema.
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