Meta, la holding con a capo Mark Zuckerberg che gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp, starebbe valutando la possibilità di abbandonare la UE per colpa della sentenza Schrems II che riguarda il modo in cui i colossi hi-tech (Google, Apple e soprattutto Facebook) gestiscono i dati personali degli utenti.
Perché Meta vuole portare Facebook e Instagram fuori dalla UE?
Nello specifico, semplificando molto, Schrems II non rende più possibile lo scambio dei dati relativi agli utenti residenti in Europa verso gli Stati Uniti, ovvero dove sono presenti le sedi di alcuni dei più importanti colossi hi-tech. Attualmente l’azienda di Zuckerberg condivide le informazioni dei dati relativi agli utenti europei con gli uffici presenti negli USA: l’eventuale fine di questo scambio di dati comprometterebbe in maniera catastrofica la possibilità di veicolare pubblicità sulla piattaforma – la fonte di guadagno numero uno di Facebook.
Non si può certo dire che Meta sia partito col piede giusto: i risultati fiscali relativi al Q4 2021 indicano chiaramente che, per la prima volta in assoluto, Facebook ha visto scendere il numero di utenti presenti sul social network. Inoltre, l’App Tracking Transparency di Apple lanciato con iOS 15 avrebbe colpito durante i guadagni di Facebook legati alla profilazione degli utenti e alla pubblicità mirate.
È ancora presto per capire se veramente Meta abbia intenzione di non rendere più disponibile Facebook e Instagram nel Vecchio Continente, ma siamo certi che il rapporto di oggi avrà importanti conseguenze per i mercati.
La risposta di Meta
La compagnia, tramite un portavoce, ci tiene a precisare quanto segue:
Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa, semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’UE e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati. Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed UE, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee.