Meitu (da non confondere con Meizu) potrebbe essere il primo brand a lanciare sul mercato uno smartphone con tripla fotocamera frontale dedicata ai selfie. Sebbene il marchio sia da noi poco conosciuto, è già attivo e presente in alcuni paesi asiatici come Cina, Taiwan e Hong Kong dove lo scorso anno ha commercializzato il modello T8, anch’esso con un focus particolare sugli autoscatti. All-in sui selfie, insomma, come nessuno aveva osato finora.
Meitu: tre fotocamere per i selfie
Le prime informazioni in merito al dispositivo sono comparse oggi sulle pagine di Tenaa, accompagnate da alcune immagini che ne svelano il design. Identificato con il nome in codice MP1801, integra un totale di cinque fotocamere, due posteriori da 8+12 megapixel e tre sopra al display da 8+12+20 megapixel. Al momento non è dato a sapere quale sia il funzionamento di questa particolare configurazione, ma con tutta probabilità uno dei sensori sarà dotato di ottica grandangolare per i selfie di gruppo e un altro potrebbe essere invece impiegato per gestire la profondità di campo conferendo così al risultato finale un convincente effetto bokeh. Possibile anche che tutte le componenti entrino in azione contemporaneamente nelle condizioni di illuminazione meno favorevoli per ottenere un risultato convincente senza ricorrere all’impiego del flash.
Il resto delle specifiche tecniche vede la presenza di un display OLED da 6,21 pollici con risoluzione 2248×1080 pixel, un non meglio precisato processore octa core, 8 GB di RAM, memoria interna per lo storage da 128 o 256 GB, lettore di impronte digitali e batteria da 3.400 mAh. Assente invece il jack audio da 3,5 mm per cuffie e auricolari. Difficilmente il device raggiungerà il mercato occidentale.
L’azienda cinese Meitu è finita nel gennaio dello scorso anno al centro di una discussione riguardante una presunta violazione della privacy. Una delle applicazioni sviluppate, neanche a dirlo dedicata ai selfie (più precisamente al ritocco in post-produzione), è ritenuta responsabile della raccolta di informazioni riguardanti l’utente e il dispositivo, inviate poi a una destinazione remota. La società, interpellata sulla vicenda, non ha negato la pratica dichiarando che l’invio dei dati avviene sfruttando algoritmi di crittografia e verso server sicuri.
La novità delle fotocamere frontali impone ora una riflessione: in un’epoca di rimozione del notch, c’è spazio per chi del notch ha invece sempre più bisogno per ospitare un numero di fotocamere crescenti? E quanto durerà questa temporanea bulimia di fotocamere? Meitu potrebbe non arrivare da noi ma è comunque un valido spunto di riflessione per l’intero comparto.