La telefonia mobile continua l’avanzata a danno di quella fissa, mentre la banda larga cresce, andando però verso un futuro oscuro. È il succo che resta in bocca leggendo le centinaia di pagine della relazione annuale dell’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), arrivata ieri. Gli aspetti positivi, per prima cosa: la banda larga non si arresta, a marzo contava 11,7 milioni di utenti su rete fissa, saliti poi a 12 milioni a maggio, come stima l’Osservatorio banda larga. Pari al 40 per cento della popolazione, comunque poco rispetto alla media europea. La crescita da un anno è rallentata al 2-3 per cento (dal 4-6 del periodo precedente), ma nell’ultimo trimestre è tornata a buon livello (300 mila utenti guadagnati da aprile a giugno).
Su rete mobile, a navigare in banda larga sono 2,5 milioni. Un milione di questi usa solo la rete mobile per internet. È il fenomeno della sostituzione fisso-mobile che approda così anche sulla banda larga, dopo essersi già distinto nel settore della telefonia voce. Dal 2007 a marzo 2009 gli utenti con la rete fissa a casa sono passati dai 19,2 milioni ai 16,7 milioni (ora il 70 per cento delle famiglie italiane). La presenza della rete fissa va di pari passo con le condizioni economiche della famiglia; al Sud scende al 64 per cento.
L’idea generale è che il mercato matura, ma non lo fa abbastanza; si apre, ma ancora troppo poco. La quota di mercato di Telecom è all’80 per cento (58 per cento sulla banda larga), ed è la più alta tra i principali Paesi europei.
Stessa sensazione sul mobile: spazio per i nuovi entranti è ridotto, anche se pian piano si sviluppa. Qui non c’è un operatore dominante, ma un duopolio, dove Vodafone a sorpresa sta conquistando, con la portabilità del numero di cellulare, più di quanto ne perda. Così fa solo 3 Italia, mentre il bilancio per Tim e Wind è negativo. Gli operatori mobili virtuali contano ancora troppo poco: 1,5 milioni di utenti (1,6 per cento del mercato della telefonia cellulare), di cui peraltro la metà è di Poste Mobile. Anche tra i nuovi, non c’è equilibrio nei rapporti di forza, quindi.
È il futuro che, soprattutto, fa venire i brividi. Lo spazio per la crescita della banda larga è ridotto. Sia per numero di utenti (sono poche le famiglie con pc senza internet e sarà dura convincere quelle che non hanno mai avuto un computer), sia sul fronte dell’innovazione. L’Agcom rileva che gli investimenti degli operatori sono calati dell’8,9 per cento (fisso) e del 6,8 per cento (mobile). Ben di più rispetto al calo dei ricavi (1-2 per cento). Manca un disegno forte per la crescita verso la banda larghissima, quindi, che sia sul fisso sia sul mobile ha bisogno di investimenti in infrastrutture in fibra ottica. Agcom propone di creare una società dove tutti i soggetti disponibili, pubblici e privati, investano e che non si può aspettare, per farlo, l’alfabetizzazione di tutto il Paese. Significherebbe perdere ulteriore terreno con l’Europa.