Gli operatori alternativi (Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali) contestano fortemente la proposta dell’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni con la quale vengono aumentati i prezzi dei servizi di accesso all’ingrosso offerti da Telecom Italia.
La decisione dell’Autorità – si legge nel comunicato diffuso dagli operatori alternativi – "rappresenta un significativo passo indietro nel processo di liberalizzazione del mercato della telefonia fissa e, se confermata, avrà gravi ripercussioni sull’intero mercato e sui consumatori italiani in termini di aumenti di prezzi, minore concorrenza ed innovazione.
Rappresenta inoltre un forte disincentivo per Telecom Italia ad investire sulla rete nuova a dispetto di quanto dichiarato, aumentando infatti la profittabilità della vecchia rete. L’alta redditività dell’attuale rete in rame, in gran parte ammortizzata, e l’assenza di stimoli competitivi crea l’incentivo a Telecom Italia per continuare ad offrire i propri servizi sulla rete in rame con evidenti incentivi a trarre il massimo profitto da tale situazione.
Tale aumento è in netta controtendenza rispetto alla riduzione del prezzo del canone Unbundling in Europa e pone già da oggi i prezzi italiani sopra la media europea (che, come noto, è di 8,38 euro al mese) .
La decisione altera irreparabilmente il percorso di sviluppo della nuova rete in fibra in Italia, avvantaggiando l’operatore ex-monopolista nel mantenimento della vecchia rete in rame, portando gli operatori alternativi ad aumentare i prezzi finali al consumatore italiano".