Bella e inutile? Forse. O più probabilmente, nemmeno bella. Però eccentrica e stravagante, e pertanto da raccontare. Questa storia parla di una applicazione per pochi, su un cellulare già divenuto status symbol. Parliamo di iPhone 3G di Apple, parliamo di un programmino messo lì a ricordare all’utente un fatto, puro e semplice, o magari un sogno, da realizzare a breve, medio, o lungo termine.
L'applicazione "I am rich" per iPhone 3G
“I am rich”. Io sono ricco. Di questo stiamo parlando. Di una applicazione per iPhone che non fa nulla, se non riportare sul display del nostro device Apple una piccola icona con rubino virtuale incastonato, sopra alla scritta, appunto, “I am rich”. Inizialmente, pensavamo che la ricchezza citata facesse riferimento a quella spirituale, in una sorta di karma con il quale alimentarsi nel corso della giornata. Invece no. Qui la ricchezza è tangibile, e non è solo il rubino a testimoniarlo, tutt’altro; sono i 999,99 dollari richiesti all’utente su AppStore per poter scaricare l’applicazione.
Bello scherzo? Forse. O più probabilmente, nemmeno così bello. Fa infatti sorridere, e nello stesso pensare: sorridere perché è una situazione strampalata e originale; pensare perché qualcuno, quell’applicazione, l’ha comprata. Qualcuno ha materialmente sborsato 1000 dollari per scaricare un programmino inutile. Perché? Beh, ci sono molteplici risposte. Secondo gli appassionati della casa della mela morsicata, iPhone è un pezzo d’arte.
E l’arte, si sa, è soggettiva. Non ne si può definire il valore se non per un gusto esclusivamente personale, anche se poi un capolavoro finisce per trovare una quotazione monetaria, visto che il concetto di “bello” è simile per la maggior parte delle persone (come sosteneva Kant). Al centro, però, resta la soggettività, e in questo senso, “I am rich” può piacere. In particolare, è piaciuta a otto utenti, che hanno fatto propria l’applicazione, prima che Apple decidesse di toglierla da AppStore.
Ma chi l’aveva resa disponibile? Chi ha inventato “I am rich”? La paternità del programma è tedesca, e porta il nome di un certo Armin Heinrich. È stato lui a convincere un connazionale, un altro utente europeo, e sei cittadini statunitensi (così riporta il Los Angeles Times) a versare praticamente 1000 dollari a testa. È stato lui, con grande scaltrezza, a mettersi in tasca il 70% degli 8000 dollari americani spesi su AppStore. E il restante 30%? È finito ad Apple. Che dopo una lunga serie di discussioni e proteste, ha deciso però di eliminare l’applicazione dalla propria vetrina. Chiudendo in questo modo una situazione grottesca.
L'applicazione "I am rich" per iPhone 3G (dal sito del Times)
La domanda, però, persiste: se fosse rimasta disponibile ancora per qualche tempo, qualche utente nostrano avrebbe fatto propria “I am rich”? Difficile rispondere. A noi, intanto, basta lo screenshot disponibile sul sito del Times. Anche solo per sentirci ricchi. Ricchi, anche per il fatto di non averlo acquistato.