Ibernazione e torpore per riuscire ad arrivare su Marte

Se si riuscisse a indurre uno stato di torpore nell'essere umano, lo si potrebbe far viaggiare più a lungo nello Spazio: la ricerca scientifica ci prova.
Ibernazione e torpore per riuscire ad arrivare su Marte

Ibernazione e torpore: saranno questi gli ingredienti che ci aiuteranno ad andare su Marte e oltre. Non si tratta di semplici congetture da film (inevitabile il richiamo a “Interstellar”), quanto di studi che l’European Space Agency sta già attualmente portando avanti per cercare di spostare oltre i limiti umani per i viaggi nello Spazio.

Dormire fino a Marte

Viaggiare fino a Marte può infatti comportare difficoltà fisiche e psicologiche notevoli, ma soprattutto impone il trasporto di un grande quantitativo di acqua e cibo per sostenere i viaggi di andata e ritorno degli astronauti impegnati. L’idea è pertanto quella di utilizzare l’ibernazione come strumento utile ad indurre torpore, ossia un rallentamento forzato del bioritmo abituale per risparmiare risorse e prolungare l’autonomia nel viaggio.

Nulla di nuovo nel mondo animale, ma qualcosa di sicuramente innovativo per quella che è la condizione umana. Il modello applicabile all’uomo, spiega l’ESA, è quello degli orsi: lo stato di torpore andrebbe a simulare una sorta di lungo letargo dal quale risvegliarsi poco alla volta con la necessità di evitare i problemi che l’atrofia muscolare potrebbe comportare.

Il problema è anzitutto medico, insomma: occorre capire come intervenire sulla natura umana per forzare uno stato di torpore che il nostro DNA non riconosce e per il quale non è progettato. Riuscendovi, si potrebbe alzare di molto l’asticella dei viaggi nello Spazio, potendo così immaginare viaggi di lunga gittata nei quali la tecnologia potrebbe presto proiettarci, ma per i quali la natura umana potrebbe diventare il nuovo insostenibile limite.

Unica accortezza: all’uscita dal letargo, il numero dei messaggi WhatsApp in coda rimasti da leggere potrebbe essere un tantino alto. Meglio cercare soluzioni anche per questo possibile effetto collaterale prima di chiudere gli occhi, accendere i motori e far partire il pilota automatico.

Alexa, portami su Marte“. “Ok, buonanotte!

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