Nei giorni scorsi il catalogo della piattaforma Prime Video di Amazon ha accolto una nuova serie, Hunters. Tratta vicende frutto di fantasia, seppur basate su un background storico reale, raccontando le gesta di un gruppo di cacciatori impegnati a scovare nazisti fuggiti negli USA dopo la fine della seconda guerra mondiale e intenzionati a fondare il Quarto Reich.
Auschwitz Memorial critica Amazon per Hunters
L’input narrativo ha più di un punto in comune con quello de L’uomo nell’alto castello (The Man in the High Castle), altra produzione Amazon per Prime Video, basata sul celebre romanzo La svastica sul sole di Philip K. Dick. Hunters è l’ennesimo progetto messo in campo al fine di promuovere il servizio di streaming puntando sulla qualità. Non tutti l’hanno però accolto a braccia aperte: dai rappresentanti dell’Auschwitz Memorial che si occupa di mantenere viva la memoria dell’Olocausto sono giunte critiche in merito soprattutto a una delle scene rappresentate.
Senza alcun rischio spoiler, ci limitiamo a riportare che si tratta di un macabro gioco attuato (in uno degli episodi) dai nazisti all’interno di un campo di concentramento. Secondo i gestori del museo tedesco, si tratterebbe di una mossa non solo “pericolosa” e “folle”, ma che non corrispondendo a verità rischia di favorire le teorie del negazionismo.
Onoriamo le vittime preservando l’accuratezza dei fatti.
https://www.youtube.com/watch?v=_omtWgZqc9M
Sulla questione è intervenuto David Weil, creatore e produttore esecutivo della serie, difendendo la scelta di includere la sequenza in oggetto proprio per sottolineare l’atrocità di quanto avvenuto durante l’Olocausto ai danni delle comunità ebraiche e delle altre vittime.
L’Auschwitz Memorial ha inoltre criticato Amazon per non aver ancora interrotto la vendita sul proprio e-commerce di libri e pubblicazioni attribuite a esponenti del movimento nazista, nonostante le ripetute segnalazioni. Un portavoce del gruppo ha affidato alla redazione di Reuters una dichiarazione in cui conferma come l’azienda non trascuri affatto il problema, optando però per il consentire il libero accesso alle informazioni anche quando si tratta di contenuti che qualcuno può trovare opinabili oppure offensivi.