Cos’è un ritratto?
É una fotografia che va oltre, che prova a penetrare, che ti espone i dettagli per dar loro significato. É trasparenza, é profonditá, é esperienza multisensoriale.
Un ritratto porta il contesto sullo sfondo e con un bokeh lo sfuma addirittura per allontanarlo. Perché il ritratto ha un obiettivo: il soggetto. Lo espone al sensore senza mediazione, concentra gli occhi sui suoi occhi, li contorna di dettagli e dà loro un significato.
Un ritratto parla, racconta. Ogni ruga ricorda una preoccupazione, ogni linea di espressione tratteggia una gioia, ogni difetto amplifica la bellezza: l’occhio segue tutti questi elementi e sente la storia srotolarsi in una sola immagine, in un solo istante. Del resto lo sguardo è carattere, i lineamenti sono cultura, le proporzioni sono genetica ed ogni microespressione è linguaggio immanente.
Non c’è dunque nulla da stupirsi se Honor abbia voluto portare sulla propria linea Honor200 proprio questo tipo di fotografia: questi non sono soltanto dettagli.
Honor200: il ritratto va oltre la fotografia
Il mercato degli smartphone di gamma media è oltremodo indifferenziato, poiché spesso è il budget a dominare le scelte ed i compromessi si vanno standardizzando (con livellamento verso l’alto). I brand con più potenzialità, però, hanno il dovere e la capacità di dare maggior carattere ai propri dispositivi attraverso unicità che si rendono identitarie. Honor200 nella fattispecie ha scelto il rinomato Studio Harcourt per esaltare un elemento specifico che diventa tangibile valore aggiunto: il ritratto.
Non si tratta di design: su questo fronte il giudizio era e resterà sempre soggettivo; non si tratta nemmeno di specifiche: Honor ha il potenziale per allestire un set di qualità a prezzo contenuto, ma spesso e volentieri su questo fronte a fare la differenza è più la capacità di sfruttare il potenziale che non il potenziale stesso. La differenza tra uno smartphone ed un altro, semmai, sta nella possibilità di scattare fotografie uniche.
E non si tratta di una mera prova muscolare fatta a colpi di Megapixel: a fronte di un comparto fotografico di chiara qualità, è tuttavia una funzione specifica a donare uno spessore specifico proprio agli Honor200 e Honor200 Pro. In particolare è la modalità “Ritratto”, con funzione “Harcourt” attivata, a trasformare le fotografie in qualcosa di altro e di ulteriore. Come un racconto diventa emozione se trasmesso dalla penna di un abile scrittore, allo stesso modo una fotografia diventa sensazione quando a scattarla è una mano esperta guidata da un occhio sensibile. In questo caso a portare l’esperienza nelle mani degli utenti è uno studio accreditato che, attraverso appositi algoritmi creati in collaborazione con Honor, è in grado di valutare soggetto, contesto e luce per definire i migliori settaggi e consentire di ottenere il ritratto più espressivo.
Attraverso una co-ingegnerizzazione meticolosa e un’integrazione senza soluzione di continuità, HONOR ha fuso le sue avanzate capacità di intelligenza artificiale con l’estetica senza tempo di Studio Harcourt, creando un nuovo standard per la fotografia ritrattistica degli smartphone, per permettere agli utenti di ottenere ritratti impeccabili
George Zhao, CEO di HONOR Device
Sono molti gli elementi che rendono preziosa la linea Honor200 e vantaggioso il prezzo di immissione sul mercato: design, display, autonomia e molto altro ancora. Tuttavia la ritrattistica emerge come l’elemento distintivo, quel valore unico che può mettere nelle mani dell’utente una nuova opportunità. Spesso non basta passare gli scatti in post-produzione o attraverso un filtro Instagram per arrivare al medesimo risultato, così come non basta regolare semplicemente contrasti o saturazione per ottenere da una foto quel che la foto stessa non ha originariamente catturato. Non sempre, infatti, si posseggono gusto e competenza tali da poter esprimere al massimo quel che un volto sa raccontare.
Il ritratto è capacità di rivelare un istante e, proprio da quell’istante, far emergere pensieri, emozioni, sensazioni. Gli algoritmi sviluppati da Honor e Studio Harcourt (hashtag ufficiale della collaborazione: #shareyourvibe) nascono da quella medesima esperienza che ha già portato a molti ritratti di personaggi importanti della storia, le cui vibrazioni arrivano fino a noi proprio grazie a indimenticabili espressioni ritrattistiche.
La scelta di Honor
Honor non si accontenta di introiettare nel proprio nuovo smartphone semplici opzioni di regolazione: porta nello smartphone un’esperienza più ampia, facendo in modo che un ritratto felice possa nascere con una buona posa ed un semplice click. In pochi passaggi è possibile avere il migliore dei ritratti, mentre la ricerca del risultato in post-produzione sarebbe molto più complessa, lunga e spesso senza avere la benché minima possibilità di raggiungere medesimo risultato. Così come deve essere la fotografia mobile, del resto: la logica del punta e scatta di qualità è qualcosa che Honor ha voluto portare a livello di ritratto ed è ciò che il brand mette sul piatto per distinguere la propria linea dal mare magnum della gamma media.
Un ritratto è uno sguardo che ti dice chi sei, cosa fai e che intenzioni hai. Il ritratto del brand Honor ci dice che è oggi realtà importante, che sta crescendo ulteriormente e che già entro fine anno ha in serbo ulteriori importanti novità – questa volta per la fascia alta. Il presente è Honor200 e nel nostro ritratto ne abbiamo rivelati i dettagli in grado di raccontare qualcosa di più di questi smartphone: non quel che hanno tutti, ma quel che molti vorrebbero avere e che Honor ha già aggiunto alla nuova serie.