Sono anni che gli sviluppatori di terze parti che sviluppano applicazioni veicolate tramite Play Store (Google) e App Store (Apple) chiedono di poter utilizzare un sistema di pagamento che non preveda il passaggio tramite i rispettivi store digitali: Google, in queste ore, annuncia una svolta storica acconsentendo per la prima volta a un sistema di pagamento terzi.
Il progetto pilota, attualmente in fase di test per un numero ristretto e piuttosto circoscritto di developer, avrà come primo beneficiario Spotify: il gigante dello streaming audio su cloud potrà finalmente sfruttare un sistema di pagamento esterno al Play Store di Google.
Google apre il Play Store ai sistemi di pagamento terzi
“Spotify introdurrà il sistema di fattura di Google Play insieme al loro attuale sistema di fatturazione e la loro prospettiva come primo partner sarà inestimabile – si legge nella nota di annuncio pubblicata dal colosso di Mountain View. Questo progetto pilota ci aiuterà ad aumentare la nostra comprensione se e come funziona la diversa fatturazione a scelta dell’utente in diversi Paesi e per sviluppatori di diverse dimensioni e categorie”
La mossa di Google crea un procedente storico non indifferente, soprattutto in questi mesi in cui anche il governo americano si è più volte occupato di come gli store digitali di Apple e Google possano rappresentare un monopolio di fatto causando non pochi problemi alla concorrenza.
Come funziona il sistema di fatturazione alternativo
A seguito dell’accordo pluriennale tra Google e Spotify, gli utenti muniti di un abbonamento con il gigante dello streaming potranno scegliere due soluzioni per il pagamento della tassa mensile:
- Sfruttare il pagamento proprietario di Spotify;
- Utilizzare Google Play Billing.
Entrambi i sistemi di fatturazione coesisteranno all’interno dell’applicazione mobile di Spotify: ci si potrà abbonare scegliendo l’uno o l’altro sistema di pagamento, senza alcun obbligo.
Ora la palla passa ad Apple
La novità annunciata da Google in queste ore pone l’attenzione su Apple. Il colosso di Cupertino si è più volte mostrato estremamente contrario alla possibilità di abilitare sistemi di fatturazione alternativa all’App Store, anche se le ultime indicazioni da parte dei tribunali locali in Corea del Sud e nei Paesi Bassi hanno costretto l’azienda a legittimare sistemi di pagamento esterni.