Google Pixel 6 è stato pubblicizzato dall’azienda come “il device avente un nuovo standard per la sicurezza mobile” e utilizza più tecnologie innovative come la TrustZone che serve per elaborare i dati utilizzando un chip di sicurezza Titan M2 dedicato. Tuttavia, anche con questi componenti, BigG ha apparentemente trascurato l’aspetto più importante dei suoi nuovi flagship: il fingerprint Facciamo insieme un “recap” di tutti i bug trapelati in questi giorni.
Google Pixel 6: una serie di problemi di gioventù?
Partiamo dal primo; ne abbiamo parlato ieri. In poche parole, un utente su Reddit ha recentemente pubblicato un video che mostra lo sblocco con l’impronta digitale del suo Pixel 6. Si vede chiaramente il device ha un solo dito registrato. Ma dopo aver consegnato il telefono a sua moglie, l’uomo ha scoperto che anche lei era in grado di sbloccarlo, anche se la sua impronta digitale non era registrata. Altri Redditor hanno affermato di aver osservato una situazione simili e molti hanno iniziato a chiedersi se l’hardware delle impronte digitali della serie Google Pixel 6 non fosse all’altezza della situazione.
Questo notizia arriva dopo una serie di segnalazioni riguardanti il sensore di impronte digitali, che risulta troppo lento o non funzionante.BigG aveva risposto affermando che la colpa è degli “algoritmi di sicurezza avanzati” in quanto potrebbero richiedere più tempo per l’autenticazione delle impronte digitali degli utenti, cosa abbastanza ironica da dire ad un telefono che dà il via libera alle impronte digitali non registrate. L’azienda deve ancora rispondere al problema. E mentre aspettiamo che il gigante della tecnologia con sede in California trovi qualcosa di intelligente da dire, prendiamo in mano la situazione e cerchiamo di individuare la fonte dei problemi.
I nuovi Pixel 6 utilizzano l’ormai datata tecnologia ottica dello scanner di impronte digitali in-display che funziona riflettendo la luce dal dito. Sebbene sia più economica, non è necessariamente il metodo più preciso e veloce.
I fingerprint ad ultrasuoni invece, sono stati installati per la prima volta sulla serie Samsung Galaxy S10 e sono famosi per essere un’alternativa più veloce e affidabile in quanto utilizzano onde sonore non udibili invece della luce. Queste consente al device di funzionare abbastanza bene anche attraverso sporcizia, olio, sporcizia o acqua. Se Google avesse optato per un’impronta digitale ad ultrasuoni, è probabile che questo problema non sarebbe mai esistito.
Il secondo problema riguarda la lentezza: in un test comparativo con il Samsung Galaxy S21, vediamo che il flagship dell’OEM americano ne esce palesemente sconfitto. Come detto, il problema va cercato nella natura hardware del componente.
Il terzo invece, riguarda il software: Android 12 non è ottimizzato a dover sul device e molti recensori, pur avendo amato il dispositivo fino all’ultimo, non hanno potuto constatare che il telefono ha troppi, troppissimi bug e momenti imbarazzanti.
Ultimo, ma non meno importante riguarda la velocità di ricarica: sebbene la compagnia abbia dichiarato che gode della fast charge cablata fino a 30W, in realtà il telefono non riesce a superare i 22W, risultando così decisamente più “lento” anche in questo rispetto ai competitor.
Insomma, ci troviamo di fronte a dei difetti di gioventù o davanti a delle sviste clamorose?