I nuovi Google Pixel 3 e 3 XL sono gli smartphone del gigante di Mountain View in assoluto più affidabili in termini di protezione della privacy. Si tratta di due fra gli Android più sicuri attualmente in circolazione, senza particolari restrizioni d’uso.
Google Pixel 3: la sicurezza si chiama Titan M
Già lo scorso anno, con Pixel 2 e Pixel 2 XL, Google si è impegnata ad implementare diversi livelli di sicurezza sia sotto il punto di vista del software che dell’hardware. Con i nuovi device appena presentati, l’azienda si è spinta oltre sfruttando la tecnologia fino ad ora utilizzata per proteggere i data center di Google.
Titan M è chip di sicurezza studiato appositamente per Pixel 3 e Pixel 3 XL. Si tratta dunque di hardware al quale è stato affiancato un software che garantisce più livelli di protezione durante l’utilizzo dello smartphone.
Tutte le forme di protezione offerte da Titan M
Il chip di Titan interviene ed aumenta la sicurezza dei device Google Pixel 3 e 3 XL in almeno quattro modi.
L’accensione è resa sicura da un’interazione del chip con il bootloader. In particolare, controlla il Verified Boot, ovvero il processo di avvio sicuro utilizzato da Google sui suoi terminali. Titan M impedisce di installare sul device una versione diversa del software dall’ultima presente sullo smartphone e rende molto complicato lo sblocco del bootloader. In questo modo, il terminale è protetto dai tentativi di bypassare i metodi di blocco cambiando il software presente sul device.
Anche il codice di sicurezza è protetto dal nuovo chip. Lo smartphone è utilizzabile e decrittografato solo quando anche Titan M avrà riconosciuto la correttezza del codice di sblocco inserito. Inoltre, il numero di tentativi per provare lo sblocco “fortuito” del device è limitato.
Titan M ha un firmware che è impossibile aggiornare se non dopo aver inserito il codice di sblocco dello smartphone. Si tratta di una misura di sicurezza fondamentale per evitare che venga installato un firmware modificato che annulli le sue garanzie di protezione.
Infine, il chip implementato su Google Pixel 3 e Pixel 3 XL è anche in grado di aumentare il livello di sicurezza quando si utilizzano applicazioni di terze parti. Soprattutto, il colosso di Mountain View ha sviluppato delle API che permetteranno anche a software di altri sviluppatori di rendere più sicure tutte quelle transazioni che implicano la circolazione di dati estremamente sensibili come i pagamenti, ad esempio.
Un Android più sicuro, senza castrazioni
Fino a qualche anno fa la questione della sicurezza legata al sistema operativo Android è sempre stato un punto delicato. Negli anni, gli sforzi di Google – e di molti produttori di smartphone – hanno permesso di arrivare a buoni livelli di protezione.
Quest’anno i nuovi Pixel 3 raggiungono probabilmente il miglior compromesso fra massimo della sicurezza possibile ed esperienza utente. Infatti, il chip Titan M ed il suo software lavorano in background senza compromettere in alcun modo l’utilizzo quotidiano del device.
Inoltre, non ci sono particolari limitazioni: l’utente è libero di continuare ad utilizzare il device come è solito fare. Il sistema operativo non impedisce il download di determinati file oppure altre operazioni al fine di mantenere alto il livello di protezione. Titan M veglia costantemente sulle attività svolte con il terminale.
Chiaramente, la regola aurea è sempre la stessa: al fine di non vanificare la diverse forme di sicurezza, il buon senso dell’utente è il primo – fondamentale – strumento di protezione.