La bufera mediatica scatenata dal Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump contro l’azienda cinese Huawei ancora non si placa. Finalmente Google, coinvolta in prima linea nella vicenda, ha espresso la sua posizione dopo mesi dall’introduzione del ban voluto dal governo americano.
Nel mese di Maggio Trump ha imposto a molte aziende americane di non avere più rapporti commerciali con le due società cinesi leader nel settore delle infrastrutture e della telefonia mobile, Huawei e Honor. Ad essere coinvolte son state infatti tantissime realtà come Google, Intel, Microsoft, che si sono viste improvvisamente private dei rapporti commerciali con uno dei principali e attivi clienti nel mercato: Huawei. Nello specifico, per BigG il blocco è stato molto più inteso e rigido.
Google ha ora pubblicato un articolo in cui ha ribadito la sua posizione con il colosso cinese. Le parole di Tristan Ostrowski, direttore legale di Android e Google Play, sono le seguenti: “A Google è proibito lavorare con Huawei su nuovi modelli di dispositivi o fornire app di Google come Gmail, Maps, YouTube, Play Store e altri per il precaricamento o il download su questi dispositivi”.
L’azienda di Mountain View ribadisce che c’è ancora molta confusione – soprattutto fra gli utenti finali – su ciò che realmente sta succedendo in merito alla vicenda. Finora la società non si è espressa però nel merito della vicenda che vede Huawei come un pericolo per la sicurezza nazionale degli USA, trattando la questione dei rapporti tra le parti senza schierarsi in alcun modo.
Diplomaticamente Google ha affermato: “Il nostro obiettivo è stato quello di proteggere la sicurezza degli utenti di Google sui milioni di dispositivi Huawei esistenti in tutto il mondo. Abbiamo continuato a collaborare con Huawei, in conformità con le normative governative, per fornire aggiornamenti di sicurezza e aggiornamenti alle app e ai servizi di Google su dispositivi esistenti e continueremo a farlo finché sarà consentito.”
Google e device Huawei: no al sideload
Finora quel che si sa è che i prodotti Huawei lanciati dopo il 16 Maggio 2019 (giorno dell’inizio del ban di Trump) potrebbero essere supportati ancora per un po’, ma non ci è dato sapere fino a quando. Tutto ciò che è stato presentato dopo il ban è quindi da considerarsi “non certificato da Google”, non ha ricevuto i normali controlli di sicurezza e il software Google non è stato precaricato (leggasi: Huawei Mate 30 Pro). Neanche il Google Play Protect, programma che rileva gli hardware compromessi, non è stato inserito a bordo dei nuovi device del gruppo Huawei, pertanto l’azienda cinese si trova in un limbo non proprio piacevole, al punto tale da spingere nello sviluppo delle app per lo store proprietario AppGallery.
L’avvertimento che BigG lancia ai clienti con i nuovi device cinesi è il seguente: non bisogna trasferire app come Gmail, YouTube, PlayStore su prodotti nono certificati, in quanto potrebbe esserci il rischio di un device pieno di malware.
Sul report, il dirigente Google Ostrowski termina il discorso sulla vicenda del ban con un’esortazione per i clienti finali sulla sicurezza dei propri device:
Per verificare se il tuo dispositivo è certificato, apri l’app Google Play Store sul tuo telefono Android, tocca “Menu” e cerca “Impostazioni”. Vedrai se il tuo dispositivo è certificato sotto “Certificazione Play Protect”
Le GApps installate da terze parti infatti, non funzionano al medesimo modo rispetto a quelle caricate su prodotti con licenza originale. Il caricamento potrebbe portare anche software manomessi da cracker che possono compromettere la privacy e la sicurezza degli utenti finali. Insomma: Google se ne lava le mani per tutto ciò che è fuor di certificazione. Utenti avvisati.