Google ha abilitato in queste ore una nuova funzione che, annunciata soltanto pochi mesi or sono, è ora pronta a fare capolino su mobile a tutela della privacy degli utenti. Si tratta di una funzione che permette di cancellare in automatico alcuni dei dati di tracciamento che Google solitamente conserva sui propri server, in parte per rendere trasparente la raccolta dati in corso, in parte a beneficio delle funzioni di geolocalizzazione che possono consentire un miglioramento dell’esperienza utente sulle app di Mountain View.
Fino ad oggi tali informazioni potevano essere gestite (una ad una o collettivamente) tramite un controllo manuale: chiunque avesse voluto cancellare informazioni salvate sui server Google avrebbe potuto semplicemente seguire le istruzioni e mettere mano alle informazioni conservate. Per diretto e trasparente che sia, questo è però un metodo che non aiuta realmente il controllo dei propri dati personali poiché impone un lavoro proattivo e costante che, moltiplicato per il numero di brand e servizi, sarebbe completamente ingestibile da parte di chiunque. Lo sforzo di Google è pertanto meritevole poiché va a creare invece le condizioni per portare avanti un controllo automatico che dura nel tempo e che protegge l’utente con costanza e regolarità.
Google, come dare scadenza automatica ai dati
Fin da oggi (il rollout è progressivo, ma in redazione abbiamo già verificato il corretto funzionamento del tutto fin da questa mattina) ogni utente ha la possibilità di gestire in modo automatico le informazioni conservate tra gli elenchi “Cronologia delle posizioni” e “Attività Web e app“.
Per procedere con l’impostazione di questa funzione occorre anzitutto andare sulla propria pagina del Google Account, bacheca sulla quale poter controllare tutte le varie opzioni disponibili. Su questa pagina si sceglie la tipologia di dati che si intende gestire ed a questo punto ci si troverà di fronte la scelta tra cancellazione manuale e cancellazione automatica:
Scegliendo di eliminare automaticamente i dati, è possibile con la schermata successiva valutare per quanto tempo conservarli:
La scelta va operata considerando da una parte che la tutela della privacy è qualcosa di prezioso tanto per sé (soprattutto quando dati tanto sensibili sono conservati su account potenzialmente esposti da password troppo blande e fragili) che per la collettività, dall’altra un periodo più lungo di conservazione consente un’ottimizzazione massimale delle funzioni di ricerca e altri servizi che Google può costruire sulla cronistoria di ognuno di noi.
Si tratta dunque di una scelta libera, dove 18 mesi potrebbe essere un buon compromesso tra tutela e libertà. L’importante, in questi casi, è avere consapevolezza di cosa significhi tutto ciò per poter operare una scelta realmente libera.