Si sa, uno dei maggiori problemi per il Play Store è proprio l’ampia presenza di app malevole presente all’interno; da sempre Google infatti, ha dichiarato guerra a tali software, effettuando diverse operazioni di “pulizia” nel corso degli anni. Di recente infatti, Il colosso di Mountain View ha rimosso dal suo store più di 600 applicazioni per “pubblicità fuorviante”.
A farne le spese è stata una società cinese (quotata anche in borsa, tra l’altro), Cheetah Mobile, che più volte è stata denunciata per frodi pubblicitarie ai danni dei consumatori finali. La prima denuncia è avvenuta nel Novembre del 2018, ma l’azione di rimozione da parte dell’azienda americana è avvenuta poco dopo. Sembra però che Cheetah non abbia desistito dal ripetere l’errore nel corso del tempo.
Proprio dalla giornata di ieri, Google ha indetto una vera e propria battaglia contro la società sopra indicata, rimuovendone l’intera suite di app che l’azienda cinese aveva distribuito sul Play Store. Si parla di oltre 45 applicazioni rimosse e le app stesse non offrono più spazi pubblicitari in vendita nelle reti di BigG.
Il Senior Product Manager di Google, Bjorke, ha dichiarato alla testata americana BuzzFeed News nel corso di un’intervista, che le applicazioni malevole sono state scaricate per un totale di oltre 4,5 miliardi di volte dagli utenti di tutto il mondo. Sebbene il dirigente dell’azienda di Mountain View abbia ribadito più volte la volontà di non citar i nomi dei programmi coinvolti, ha specificato come la maggior parte erano utility o giochi. A tal proposito, Google ha pubblicato nel corso della giornata del 20 Febbraio 2020 un post sul blog ufficiale con maggiori dettagli a riguardo.
Google e app maligne: una lotta antica come il “Play Store”
Nel 2019 la cesoia di BigG è intervenuta contro un’altra azienda cinese (anch’essa quotata in borsa), CooTek. Una società di sicurezza aveva dimostrato come l’azienda avesse bombardato i consumatori finali con una serie di pubblicità invasive, nonostante Google si fosse dichiarata contraria a ciò.
Stando alla policy aziendale che ribadisce Bjorke, è vietata la visualizzazione di annunci pubblicitari durante l’uso dell’app. A ciò si somma anche il divieto di annunci pop-up causati da “tocchi involontari” che si insediano nei software di sistema. Un esempio? La pubblicità che appare a schermo intero mentre un utente sta effettuando una telefonata. Stando alle parole del Senior Product Manager, queste manovre sono “invasive e si traducono in esperienze utente scadenti e in sprechi di denaro per gli investitori e inserzionisti”.
A tal proposito è stato creato un algoritmo che riconosce tali pubblicità fraudolenti sui programmi malware, al fine di scovare società che operano in maniera illecita. Da parte sua Google è attenta sia ai suoi clienti e utilizzatori del Play Store, che agli investitori i cui annunci sono stati visualizzati in maniera poco etica.