Attraverso la presentazione del 21 febbraio, abbiamo avuto la conferma che i nuovi Galaxy S7 ed S7 Edge sono stati realizzati in due varianti equipaggiate con CPU differenti: da una parte abbiamo lo Snapdragon 820 prodotto da Qualcomm, dall’altra parte abbiamo l'Exynos 8890 prodotto direttamente da Samsung.
Proprio la presenza di versioni con CPU diverse tra loro, rappresenta la motivazione alla base del mancato supporto allo standard Quick Charge 3.0 , che Qualcomm ha introdotto proprio con lo Snapdragon 820.
L'azienda coreana, visto che la CPU Exynos 8890 non supportava questo standard di ricarica, ha deciso di disabilitarlo anche nelle versioni di S7 ed S7 Edge equipaggiate con la CPU Qualcomm, nella logica di offrire in tutti i mercati S7 ed S7 Edge che abbiano le medesime tempistiche di ricariche e i medesimi caricabatterie inclusi nella confezione.
Ovviamente i due smartphone, a prescindere dalla CPU utilizzata, sono compatibili con la Quick Charge 2.0, ovvero lo standard di ricarica rapida introdotto nel 2015, che offre indubbiamente delle ottime prestazioni (si parla di 30 minuti per ricaricare da 0 a 60%) ma, come è facilmente prevedibile, rappresenta una tecnologia oggi superata proprio dalla Quick Charge 3.0, che offre una maggiore flessibilità nella selezione del voltaggio e diminuisce ulteriormente i tempi di ricarica.
Prestazioni dello standard Quick Charge 3.0
Questa di Samsung è una decisione che l'azienda coreana tenta di giustificare con l'aumento dei milliampere delle batterie degli smartphone, salite a 3.000 mAh per S7 e a 3.600 mAh per S7 Edge, che dovrebbero garantire un'autonomia superiore rispetto alla gamma S6 diminuendo il peso specifico della ricarica rapida.
In ogni caso, si tratta di una decisione che sta facendo molto discutere in rete, di conseguenza il test sull'effettiva autonomia di questi nuovi smartphone diventa quanto mai di cruciale importanza.