Questo articolo è stato scritto completamente a mano. Non digitando su una tastiera, ma scrivendo (a mano) sul display del nuovo Samsung Galaxy S24 Ultra. Portare avanti questo esperimento, infatti, consente di valutare l’utilità della S Pen in dotazione: uno strumento che secondo l’opinione di troppi sarebbe andato perduto con l’abbandono della gamma Note, in realtà è rimasto e si rivela oggi sempre più prezioso.
La S Pen, infatti, sul nuovo S24 è quello strumento che consente il “cerchia e cerca”, è quell’appendice che consente di scattare fotografie anche senza toccare il display, ma è anche il tradizionale pennino che consente di prendere appunti utilizzando la propria grafia invece del tastierino tradizionale. Sul nuovo smartphone, dove l’Intelligenza Artificiale ambisce ad aggiungere elementi nuovi in ogni funzione, il ruolo della S Pen è pertanto ancor più interessante e per questo motivo abbiamo preso smartphone e penna per iniziare a scrivere.
Proviamo l’S24 Ultra scrivendo a mano
La prima sensazione positiva è nell’interazione tra pennino e display: la sensazione di fluidità della scrittura è ulteriormente migliorata rispetto ai modelli antecedenti e sempre di più la sensazione è quella di un utilizzo reale di una matita che lascia il suo segno sulla carta. La scorrevolezza di un display sarà sempre differente agli attriti delle pagine, ma l’immediatezza del tratto e l’assenza di latenze percettibili trasforma l’esperienza di scrittura rendendola oltremodo piacevole. Se l’attrito della pagina aveva un vantaggio, era quello di rallentare il tratto per riuscire ad ottenere una calligrafia migliore e più ordinata: sul display occorre un attimo di allenamento per restituire alla mano quelle sensazioni che la nostra cultura ha metabolizzato dopo secoli di scrittura su carta.
Nel momento in cui si chiede all’app Samsung Notes di convertire in testo quanto scritto a mano, il riconoscimento appare molto buono: i tratti in cui il traduttore ha sbagliato le parole, sono esattamente i tratti in cui la calligrafia era tanto pessima (ouch!) da rendere difficile la lettura anche ad un occhio umano. Le poche sbavature scompaiono tuttavia nel momento stesso in cui si chiede al correttore ortografico basato su IA di analizzare il testo: la comprensione è stata estremamente valida, le correzioni apportate sono state molte e il risultato finale risulta essere pulito ed estremamente affidabile.
Anche sotto questo profilo, insomma, l’IA si è rivelata utile così come già in precedenza si era disvelata durante le nostre prove sulle fotografie prima e sull’audio poi. Se c’è un difetto da segnalare, questo è nel fatto che la scrittura a mano diventa estremamente complessa se si appoggia uno smartphone come l’S24 Ultra su una superficie piana. Il motivo è presto detto: la sporgenza asimmetrica del corpo fotografico rende impossibile mantenere in equilibrio lo smartphone.
Il difetto è tuttavia irrisorio se si considera che la scrittura avverrà solitamente con lo smartphone stretto tra le mani o con una custodia protettiva che cancella ogni protuberanza e stabilizza l’appoggio del device. L’IA consente inoltre di tradurre, riepilogare o formattare il testo, purché superiore ai 200 caratteri. Utilità ulteriore, insomma, che si aggiunge a tutto il resto per rendere l’S24 un compagno fedele di produttività.
C’è solo da immaginare cosa tutto ciò potrà diventare sui futuri Fold, dove la superficie produttiva aumenta e dove l’IA potrebbe diventare attrice protagonista di una nuova puntata della saga Galaxy.